Loading

THE SIXXIS – Hollow Shrine

E’ difficile trovare il perfetto equilibrio tra ciò che un ascoltatore vorrebbe sentire e ciò che un artista vorrebbe produrre…partire con preconcetti, da entrambe le parti, è un grave errore perché si corre il rischio di minare alla base un’esperienza nuova e unica. L’unico modo per arrivare al cuore dei fans è essere genuini, onesti verso sé stessi e abbastanza positivi da invogliare la dea fortuna a passare dalla propria parte.

E ascoltare il primo full lenght degli americani The Sixxis non è un’impresa facile…catalogati nel calderone ‘progressive’ a mio avviso sbadatamente, l’universo sonoro creato dal quintetto spazia senza confini da un ambiente rock a un altro senza diventare crossover. Vladdy Iskhakov è un musicista testardo e volenteroso, capace di far uscire dalla propria testa idee che spiazzano sin dal primo ascolto. Autori già di un ep, con “Hollow Shrine” concentrano groove e melodia in modo maggiormente personale, imbastardendo la resa sonora finale con quella ‘svogliatezza’ tipica del grunge di metà anni 90.

La produzione è immensa, capace di estrarre dal cappello una serie di song difficilmente dimenticabili; mixing e mastering appaiono seguiti meticolosamente in ogni singola nota, ma i suoni rimangono i veri fiori all’occhiello di questo album: corposi, roventi e sporchi, intrisi di rabbia e raffinatezza per far trasparire il sapore degli stati centrali degli USA. Le performance non sembrano nemmeno di una band al proprio debutto, anzi dimostrano una padronanza delle strutture che rendono il tutto ancora più oscuro e graffiante.

Dreamers” è una song epica e cupa, dove le vocals di mr. Iskhakov appaiono in grande risalto…”Long Ago”, “Forgotten Son” e “Out Alive” rimangono le più accessibili, sia per strutture che per impatto ‘commerciale’. Da applausi il tridente “Waste Of Time”, “Coke Can Steve” e “Opportune Time”, dove la vena sperimentale trascina l’ascoltatore in mondi diversi (dal prog al rock americano) senza tradire la natura prettamente ‘metal’ del contesto. “Nowhere Close” e “Home Again”, se fossero uscite sotto un ‘nome famoso’ sarebbero delle hit da radio, mentre la conclusiva “Weeping Willow Tree” da una manata ‘country’ inaspettata.

Nell’ascoltare “Hollow Shrine” mi è tornato in mente quando mi prestarono il disco di debutto degli
Extreme, nel 89, e le ‘good vibes’ che mi rimasero per molto tempo…credo che i The Sixxis abbiano
numerose carte da giocare, e se band come Spock’s Beard e The Winery Dogs li hanno scelti come support act nei tour un motivo ci sarà…

  • 8,5/10

  • THE SIXXIS - Hollow Shrine

  • Tracklist
    01. Dreamers
    02. Long Ago
    03. Nowhere Close
    04. Home Again
    05. Forgotten Son
    06. Waste Of Time
    07. Coke Can Steve (Inst)
    08. Opportune Time
    09. Out Alive
    10. Weeping Willow Tree

  • Lineup
    Vladdy Iskhakov: Lead Vocals, Violin, Piano & Rhythm Guitars
    Mark Golden: Bass & Synths
    Josh ‘Jbake’ Baker: Drums, Percussion, Pads & Backing Vocals
    Paul Sorah: Guitars, Backin Vocals & Synths
    Cameron Allen: Guitars, Vocals & Synths