A volte sono gli eventi esterni (o ‘il mondo’, se preferite) che non ci permettono di raggiungere obiettivi sempre più grandi, altre volte sono gli artisti stessi a porsi dei limiti oltre i quali non andare. Non si tratta di ipocrisia o di paura, semplicemente si sceglie lo stile di vita che si vuole impostare e perpetrare, senza false illusioni o bugie che minerebbero tutto dalla base.
I Threshold sono una band che sa stare al proprio posto. Paladini da quasi vent’anni del progressive metal melodico, i sei inglesi non sono mai riusciti ad esplodere come molti altri act del genere in questione, ma hanno sempre cercato di costruire e mantenere i risultati ottenuti con duro e onesto lavoro. Nel caso di questo nuovo “For The Journey” si mantengono sui propri standard, indurendo sensibilmente il suono, e consolidando quanto ottenuto con il fortunato predecessore “March Of Progress”, disco la cui magnificènza è tutt’oggi difficilmente ripetibile.
Come sempre la produzione è limpida e cristallina, capace di dar lustro alle strutture variegate della band. Mika Jussila fornisce ai Threshold una marcia in più in termini di mastering e mixing, riuscendo a forgiare il miglior sound che la band abbia mai avuto. I suoni sono rocciosi e potenti ma dotati di una ariosità che permette la fruizione anche delle parti più intricate, mentre le performance sono come sempre sbalorditive e coese a far rendere ogni singolo secondo del disco.
Dalla grintosa opener “Watchtower Of The Moon” fino alle melodie conclusive di “Syren Sky”, passiamo attraverso capitoli più accessibili come “Lost In Your Memory” e “The Mystery Show” e momenti meno delineati e assimilabili come “Turned To Dust”. La suite “The Box” rappresenta quasi dodici minuti di raffinato prog-metal ma è con “Unforgiven” e “Autumn Red” che troviamo i Threshold più ispirati e volitivi, quelli che abbiamo imparato ad ammirare.
“For The Journey” è un disco che sta tutto nel titolo, serve unicamente al ‘viaggio’. Un disco di transizione tra un must (“March Of Progress”) e qualcosa di nuovo che non scalfisce la caratura della band ne tanto meno la fa apparire vuota di idee vincenti. Una conferma.