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VEONITY – Gladiator’s Tale

Power metal svedese: tutti gli amanti del genere sanno già che cosa ci si può aspettare, velocità, potenza e pomposità. Ebbene, i Veonity non tradiscono le aspettative con questo lavoro intitolato “Gladiator’s Tale“, dove non troverete una briciola d’innovazione, ma tanta tradizione fatta con tecnica e buon gusto.

Tutte le carte in tavola con “Into Eternity“, pezzo power che più tipico di così non si può, veloce, efficace, divertente, epico. “Phoenix Arise” è ricca e raffinata, uno dei momenti migliori dell’album. Tiene alto il ritmo “Unity“, con una spruzzatina di Sabaton che non guasta mai. “Let me die” ha un’anima di metal più classico, troviamo qui un’energia più intensa e un cantato halfordiano che ben si sposano con l’andamento del disco. “Slaves in a Holy War” e “Chains of Blood” rispolverano le gloriose cavalcate di doppiacassa e lo stile Manowar, pacchiani ma divertenti, i Veonity di certo non annoiano, anche se sarebbe interessante sentirli in una produzione con più carattere personale e più coraggio di osare.  Vicini a Nocturnal Rites e Hammerfall, procedono incalzanti con due pezzi corposi come “For The Glory” e “Gladiator’s Tale“, seguiti dall’immancabile ballad “Warrior of Steel“, dove Sköld paga ancora una volta l’obolo ad Eric Adams.

Il trittico finale “Born out of despair“, la fulminea “King of the sky” e “Farewell” concludono senza sorprese un disco fatto di tanti omaggi ai grandissimi del genere, un lavoro godibile ma che a tratti fa sorridere per le spudorate citazioni. Se il clima è goliardico, allora prendete i Veonity e divertitevi, se invece il gruppo mira a fare un salto di qualità, deve iniziare a lavorare sull’originalità e sull’ispirazione personale, visto che la tecnica è molto buona e le potenzialità elevate.

  • 6,5/10

  • VEONITY - Gladiator’s Tale

  • Tracklist


  • Lineup

    Vocals/Guitar: Sköld
    Guitar: Samweli
    Bass: Lidre
    Drums: Kollberg