Settimo album in studio per la band Americana Whitechapel, che a distanza dei classici tre anni, ha pubblicato il suo ultimo lavoro “The Valley”.
Tema principale dell’album sarà l’infanzia del cantante Phil Bozeman, partendo dal titolo che si riferisce alla Hardin Valley, Tennessee, dove ha vissuto, fino ai testi, che come ha detto lui stesso, contengono delle sue interpretazioni riguardo ad un diario scritto dalla madre, contenente temi inquietanti ed alle volte diabolici.
L’album per intero si presenta diverso dal solito disco che la band ci ha proposto durante i suoi 12 anni di carriera, proponendo tracce più sentite ed una grande novità, il cantato pulito di Phil, che sorprende l’ascoltatore medio della band, abituato a sentire da inizio a fine disco i suoi growl potenti e molto marcati.
Un’ ottimo esempio di quest’alternanza di stili, lo fa la prima traccia di The Valley, “When a Demon Deflies a Witch”, che nel ritornello presenta a volume ridotto rispetto al growl, le prime frasi cantate in pulito ed un finale puro, con chitarre lente e senza distorsioni, che avvolgono la voce “sconfitta” del cantante.
I testi diretti e molto personali scritti dal cantante, si miscelano perfettamente alle linee malinconiche create dalle chitarre di Ben Savage e Zach Householder, che pur mantenendo la loro solita violenza musicale nella fase compositiva, riescono a spaziare verso parti più lente e riflessive.
Tutto l’album gira attorno a questo cambio, tra rabbia e rancore, ma fans della band non disperate, sebbene i soliti pezzi pesanti a cui siete abituati non siano presenti in gran quantità, non sono assenti.
Per citarne un paio “Forgiveness is Weakness” o “We are One” sono due grandi lavori che potranno essere apprezzati molto.
L’album tiene l’ascoltatore attaccato alle cuffie/casse per tutta la sua durata e come in un libro, riesce a creare un immaginario mai visto prima dentro la testa.
In conclusione quest’album sperimentale riesce a lasciare il segno.
Il lavoro in studio del produttore Mark Lewis (che ricordiamo aver lavorato con band di grande spessore quali i Cannibal Corpse per esempio) è stato eccezionale, bei suoni e bel missaggio.
Ora dovremo solo aspettare di vedere come saranno eseguiti i pezzi live e soprattutto come la band deciderà di strutturare quest’ultimo.
Personalmente penso che non farebbero male a proporre l’album per intero alla platea, ma staremo a vedere.