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DEVIN TOWNSEND – Empath

Un tuffo in tutto quello che non possiamo immaginare. Con questo disco, Devin Townsend ha dato un vero e proporio schiaffo al significato che al giorno d’oggi sta assumendo il Prog, riportando quest’ultimo alla sua forma originale di sperimentazione e spensieratezza. Non si può però dire che sembri un disco del vecchio Progressive anni ’70, e ciò rende tutto quanto ancora più geniale: Devin non ha voluto riportare alla luce quelle sonorità, ma il concetto che stava dietro a quel movimento, con tutti i benefici della tecnologia odierna e delle sonorità attuali.

Gli stili presenti all’interno del disco? Probabilmente si farebbe prima ad indicarne quelli assenti: si passa da un Progressive Rock e Progressive Metal di base, ma con molte parti a tratti pop, progressioni in extra-beat, Reggae, Symphonic Black Metal, Dance anni ’80, Synth Pop, parecchie influenze elettroniche, parti orchestrali e via dicendo. Il risultato? Un ibrido perfetto al quale il chitarrista canadese ci ha sempre abituati.

Ovviamente ogni brano esalta delle determinate caratteristiche particolari rispetto agli altri, ma senza mai perdere la coerenza e la linea guida di produzione generale. Ad esempio la ballad “Why?” è probabilmente il pezzo più soft dell’album, ma si inserisce alla perfezione nel resto del puzzle che va a formare il disco.

I due singoli “Genesis” e “Spirits will Collide” sono invece molto diversi tra loro: il primo (al quale è agganciato anche l’intro “Castaway”) è il perfetto biglietto da visita del disco, nel senso che ne evidenzia in modo chiaro i punti cardini e le sonorità.  Il secondo invece è più lineare, con una natura tendente in modo particolare al Progressive Rock.
Curioso anche il finale del disco, composto da 3 brani (“Borderlands”, “Requiem” e “Singularity”) che assieme hanno una durata complessiva di circa 37 minuti. Oltre che ad essere collegate tra loro, definirle canzoni sarebbe riduttivo. Qui ci troviamo dinanzi ad un vero e proprio viaggio sonoro e musicale.

Altra enorme particolarità è il pazzesco gioco di dinamiche presente in tutto il disco. Caratteristica già più nota ad un ascoltatore del Prog, ma che in un album Metal spesso manca.

 

Dopo la cessata attività del Devin Townsend Project eravamo tutti un po’ scettici e dispiaciuti.

Scetticismo dovuto alla preoccupazione che difficilmente lo stesso artista riuscisse a tirar fuori un nuovo album all’altezza dei precedenti, soprattutto visto l’ultimo album “Transcendence” (un vero e proprio capolavoro), e dispiaciuti perché un pilastro del Prog moderno aveva chiuso i battenti.
Nonostante ciò però, Devin Townsend non si è dato per vinto è ha sfornato il suo nuovo disco solista, e nessun’altra scelta poteva essere più azzeccata per rassicurare il morale di chi aveva temuto il peggio. Soprattutto di fronte ad un lavoro di questo calibro.

 

  • 8/10

  • DEVIN TOWNSEND - Empath


  • GenereProgressive Metal, Progressive Rock, Avant- Garde Music
  • Anno2019
  • Casa discograficaInside Out Music
  • Websitewww.hevydevy.com