La prospettiva musicale rock, a detta di tutti, sta abbassando il proprio livello in modo preoccupante; se è vero che quasi tutto è stato pensato e che non vi sia un bilanciamento tra sviluppo tecnico e di idee, dovremmo chiudere bottega e ascoltare solo quanto è stato creato…tuttavia le band nascono con maggiore frequenza e tutte, bene o male, provano a portare avanti un messaggio quanto meno passionale, anche se il rischio di picozzare è altissimo.
Eppure qualcosa si muove…gli Zodiac, ad esempio, giungono al quarto sigillo in studio e sembrano aver trovato un percorso ideale ed evolutivo. Il rock scarno e dissoluto dei primi due lavori si è ‘aperto’ come un paracadute a una serie di infarcimenti rinfrescanti che in questo “Grain Of Soul” esplodono prepotenti e dominanti…blues, stoner, rock 70s e una certa malsanità grungettona vengono mescolati con una sapienza invidiabile dai quattro crucchi, regalando undici perle che si ascoltano piacevolmente più volte senza stancare…la vera forza, ad ogni modo, esce soprattutto dalla verve live che la band riesce a regalare anche in studio, donando quell’enfasi vintage che tanto sta furoreggiando ai giorni nostri.
La combinazione tra suoni sporchi e massicci con un mixing bilanciatissimo permette al quartogenito degli Zodiac di avere un tiro impattante anche nelle parti meno sparate; il gusto per le dinamiche, tipiche del rock d’altri tempi, esterna una cura maniacale anche nel mixing mentre le performance hanno come denomitatore comune la resa ritmica delle strutture; la voce di Nick Van Delft è in primo piano come sempre, capace di catapultare l’ascoltatore in un universo fumoso ed esoterico grazie alla cadenza interpretativa e a una indovinata ideazione delle lyrics, particolare dato sempre per scontato ma che rappresenta un punto di separazione tra band professionali e non.
Il viaggio che gli Zodiac ci regalano in questo 2016 è tutt’altro che rettilineo o privo di piccole imboscate…se songs come “Animal”, “Ain’t Coming Back” o “Sinner” infilano gli artigli nella carne profonda grazie al loro incedere diretto, in episodi come “Rebirth By Fire” o “Faithless” troveremo ad affrontare un’ambiguità strutturale che, sinceramente, destabilizza ad un primo ascolto. La verve profonda di Van Delft e soci fuoriesce nei pieces più intricati e sinuosi come “Follow You”, “Down”, “Crow” e “Get Out”, ovvero gli highlights di questo disco, lasciando al duo di coda “Like The Sun”/“Grain Of Soul” il compito di ‘allargare’ maggiormente il sound versi lidi futuri che, al momento, risultano invisibili anche con un telescopio.
Gli Zodiac perpetuano la creazione di un proprio universo musicale, riuscendo a miscelare situazioni musicali diverse con personalità e passione…in un panorama che si sta saturando esistono ancora band capaci di miscelare intelligenza e passione, segnale che con un po’ di pazienza e apertura mentale si può ancora essere originali. Consigliato a tutti, anche a chi non mastica il genere.