DEISLER – Try to look back

Proprio quando pensavo che la moda di clonare male dei gruppi americani di merda fosse finita ecco spuntare i Deisler, gruppo che sostanzialmente si propone come la versione nostrana degli A day to remember. Chi ha già letto qualche mia recensione sa già quanto odi il gruppo originale, robaccia né carne né pesce buona solo per dei teenager figli di papà che vogliono fare i ribelli, figuriamoci quindi quanto mi possa piacere un gruppo che li imita senza nessuna idea originale. I sette brani presenti in Try to look back seguono più o meno pedissequamente la linea tracciata dal quintetto floridiano, con parti melodiche e veloci avvicinabili all’hardcore melodico (molto melodico) alternate a strutture assimilabili al metalcore, anche se in realtà qualche piccola sorpresa c’è. Piccola ma significativa, perché quando i Deisler decidono di allontanarsi un attimo dal seminato riescono ad esprimere una discreta personalità nei brani caratterizzati da un post-hardcore che si rivela essere evocativo ed appassionante. Peccato che solo un brano segua in modo significativo questa interessante piega, ovvero la parte finale di “Letter to a friend”, mentre altre volte sono solo gocce di classe in un mare di già sentito. Imbarazzanti in tal senso sia le parti con le voci pulite, evidentemente studiate per creare pruriginosi appetiti nelle teenagers, quanto i momenti puramente metalcore, con riff raffazzonati e breakdown prevedibili quanto le promesse di un politico. Completa il quadro una produzione piatta e un’artwork della copertina veramente tristissimo, l’ennesimo cliché di una scena che spero si estingua al più presto. Un disco veramente imbarazzante, l’ennesimo ibrido senza senso destinato a un pubblico che cerca solo l’apparenza e non vuole scavare più a fondo per trovare gruppi che abbiano veramente qualcosa da dire.