Non abbondando di certo i gruppi di musica dura provenienti dalla Sicilia eppure, ogni tanto, qualcosa si muove anche in questa regione; I Luanvinika sono qui a dimostrarcelo, e nonostante siano solo un paio d’anni che si fanno valere sui palchi siciliani e nei vari concorsi promossi sul loro territorio, arrivano con Frames al secondo demo, dopo Minutes Of… del 2007. In questo breve condensato delle loro qualità, neanche 15 minuti di durata, traspare un gruppo ancora in fieri nella determinazione della propria identità, ma con qualche spunto che, se adeguatamente sviluppato, potrebbe meglio caratterizzare la musica della band in futuro. Dopo l’intro, Evil Town propone, oltre all’alternarsi di ritmiche saltellanti e ossessivi botta e risposta vocali tra un semi-growl cavernoso e il cantato urlato (quest’ultimo da perfezionare…), una ricerca di introspezione non banale, evidenziata nel delicato arpeggio introduttivo, dal crescendo chitarristico e dalle intense clean vocals. S.P.Q.P. già funziona meno, al di là della curiosità per il cantato in siciliano stretto e per il testo incazzatissimo il brano fatica a convincere; ritmicamente annaspa, scorre con difficoltà, non riesce per nulla ad avvincere. I Luanvinika rialzano la testa in The Matrix, dove riprendono a macinare note a testa bassa, con un occhio di riguardo a dinamiche coinvolgenti e feeling. Lo sviluppo del pezzo ricorda quello del primo brano, e le parti emozionali rimangono ben evidenti anche in questo caso. Dato lo stacco tra la seconda e la quarta traccia, rispetto a S.P.Q.P., tenderei a considerare quest’ultima poco più di un esperimento, mentre gli altri due pezzi sono buoni indicatori di quello che sono oggi i Luanvinika. Per ora la band siciliana non ha ancora le qualità per emergere, i suoi destini sono legati a come riusciranno a legare la grande rabbia e urgenza espressiva che hanno in corpo i suoi componenti, con la loro anima pacata, al momento la dote più interessante in possesso del gruppo.
