Loading

Lunatic Asylum

Mi sbilancio. Questo è il lavoro più interessante che ho ascoltato in questi ultimi tempi, e non sto facendo distinzione tra gruppi già affermati e alle prime armi. Il fatto che questi Lunatic Asylum siano italiani, poi, è un fattore di orgoglio in più. Il gruppo di Milano prende il loro monicker da un manicomio aperto in Canada nel 1850. Una scelta che, tutto sommato, ben si adatta alla scelta dei testi. Senso di isolamento, incompletezza, inadeguatezza, sono tutte tematiche che ricorrono nelle lyrics dei cinque brani presenti in questo album. Manicomio quindi inteso non solo come luogo di ricovero, ma anche come simbolo delle costrizioni della vita. Se dovessi inquadrare la musica dei Lunatic Asylum, direi progressive metal. Mi rimane comunque difficile trovare termini di paragone, e questo forse è uno dei motivi perché il lavoro di questi ragazzi gira giornalmente del mio lettore. Lontani dai vizi di forma dei Dream Theater attuali, non sperimentali come i Pain Of Salvation, tanto meno melodici come gli Shadow Gallery, i Lunatic Asylum si sono ritagliati un loro spazio all’interno della scena prog mantenendo in perfetto equilibrio il lato heavy da quello strettamente progressivo. Non per niente i due chitarristi, nonché autori delle musiche di questo album, Andrea Rendina e Cristian Brugnara, nascono con un approccio più progressive il primo e più heavy il secondo. Secondo la biografia, col passare del tempo, i due non hanno potuto fare a meno di influenzarsi a vicenda, e dopo l’ascolto di questo album non posso che confermare come nessuno stile prevalga sull’altro andando a formare un amalgama perfetto da cui aspettarsi molto in futuro. Difficile citare un brano piuttosto che un altro. Già l’iniziale Breathless mette in evidenza le buone capacità del combo nostrano. Oltre al lavoro eccellente dei due chitarristi sia in fase compositiva che esecutiva, c’è infatti da segnalare sia l’ottima prova della sezione ritmica ad opera di Christian Marino alla batteria e di Gianluca Tissino al basso, sia la voce calda di Mario Scalia, autore dei testi che, come detto, ben si sposano con l’idea alla base della nascita del monicker del gruppo. Sebbene l’approccio sia tendenzialmente più easy rispetto ai successivi pezzi, Breathless sottolinea l’ottimo lavoro in fase di arrangiamento e la bella intro, per niente banale, la dice lunga su quanto ai Lunatic Asylum non basti svolgere il semplice compitino mettendo da parte il fattore esecutivo. Qui c’è da fare una precisazione perché siamo ben lontani dal puro esercizio di stile e, a costo di ripetermi, l’equilibrio e la misura nelle composizioni sono il punto di forza di questo lavoro. Da sottolineare la presenza di un pezzo dedicato a uno dei mostri letterari più apprezzati degli ultimi anni. Red Dragon riprende infatti le vicende intorno ad Hannibal Lecter, nato dalla penna di Thomas Harris. E’ una figura che sembra interessare particolarmente alla band: nel primo demo della band, Sick Screams, un pezzo era proprio intitolato Hannibal The Cannibal Lecter. Clouds, una toccante strumentale di poco più di un minuto, molto più che un semplice riempitivo, vi assicuro, chiude un lavoro che ha il suo apice in My Walls, brano magistrale in cui l’anima heavy e quella più intimista della band, soprattutto nella parte centrale, viene fuori. E mentre la title track è un grido d’aiuto di chi combatte contro i propri fantasmi, mi soffermo di nuovo sull’approccio estremamente cerebrale che questi ragazzi hanno avuto con certe tematiche, evitando clichés dark o gothic, che tutto sommato ben si sposerebbero con certe lyrics. Promossi decisamente a pieni voti.

Info:
http://www.lunaticasylum.it/
http://www.myspace.com/lunaticasylumitaly

  • 7,5/10

  • Lunatic Asylum -

  • Tracklist

    01. Ash
    02. Venus
    03. Decades (instrumental)
    04. Esther Chose The Water
    05. Mechanical Travel


  • Lineup