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Reminiscence

Il gioco degli opposti

La perdita per mano del braccio della Morte di una persona cara, alla quale fino a poco tempo si è dedicata una devozione fuori dal comune, ha dell’incomprensibile, e spesso può causare sentimenti ambivalenti. Da un lato si prova un’insicurezza ineluttabile, sentendosi spogliati di identità, sentendosi addosso la vertigine del disgusto e dello sgomento, ma dall’altro vi è l’amara e catacombale consapevolezza che mai nulla tornerà come prima.

Gli Immortal Angelica sono uno dei nuovi gruppi che meglio riescono ad esprimere questo eccentrico e cadaverico limbo. Vengono alla luce in Finlandia piuttosto recentemente (nel 2007) e focalizzano il loro nucleo intorno alla poli-strumentista Hanna. Nel 2008 pubblicano il primo Demo, Reminiscence, che già basta da solo per annoverarli tra i nomi grossi dell’Underground nordico. Ingabbiato in umori raffinati ma easy-listening, il manipolo ci propone un’imbrattato metallo melodico, melanconico, ma allo stesso tempo non scontato. Una testimonianza che ritaglia spunti a cavallo tra i fraseggi e gli aloni più tenebrosi del Gothic e le girandole più labirintiche, dai colori pastosi ma vivaci, del Folk, anche se accoglie a braccia aperte qualche piccolo spiraglio atmosferico, risuonato dalle tastiere, che rimanda alla decadenza di certo connazionale Black Metal. Tutto ciò basta per basta per creare degli inevitabili paragoni con i fascinosi termini pittorici dei Macbeth, la spettinata tempesta degliEstatic Fear, il magma incandescente dei Tristania, i cicli invernali dei The Sins Of Thy Beloved, la cullante illusione dei Rain Fell Within. Non si sottraggono alla legge delle doppie sfaccettature neanche il violino e i synth, veri piatti forti, che si ritagliano abilmente ampie porzioni senza perdersi in inutili convenevoli ricreando degli spifferi di freddo impetuosi e disperati, senza perdere però un briciolo in delicatezza e vitalità. Il ruolo di ago della bussola spetta senz’altro ai vocalizzi Hanna, che padroneggiano una timbrica vellutata e celestiale in bilico tra quella ispirata di Liv (Theatre Of Tragedy) e quella dimessa di Claudia(Estatic Fear), che ci allieta con le sue perlacee serie di precise sequenze alchemiche e sonore, che faranno la felicità di tutti gli amanti delle grandi voci femminili. Ma ciò che contraddistingue e rende peculiare la loro proposta è un esclusivo gusto melodico tipicamente Finnico che ha ben pochi rivali.
Il mondo univoco dei cinque bardi, il quale non è più abitato da sospiranti sogni davanti alla finestra e di morbide tiepidezze di una coperta di lana, cambia il nostro modo di percepire ciò che ci circonda e viene popolato da disastri congeniti, dalla potenza infinita della Natura, considerata l’entità maligna per eccellenza, da un humor nero, perno del cinismo prettamente odierno, fino ad arrivare al decesso, prodotto da un esistenza vegetativa fatta solo di passività.
Il Demo è un ispirata collezione di nove composizioni che si può dividere idealmente in due parti: la prima si muove su elettrici e limitrofi fronti stilistici, mentre la seconda trova la sua ragion d’essere in una natura maggiormente acustica.
Dark Ocean of Dreams dà fuoco alle polveri, con un’introduzione che parte in sordina ma che poi esplode in tutta la sua magia, inghiottendoci in un vortice fatto di ombre e garbate ancestralità. Successivamente è il turno di Silence, che irrompe con un’ enfasi boombastica in grado di fare sfracelli, recuperando una forte ed ombrosa emozionalità che sembra cristallizzare nel tempo suggestioni ritenute ormai remote. Remembrance viene introdotta da ammalianti archi e corposi riff, diventando quasi un’avvolgente bava di brezza che diffonde mille diversi particolari, collocandosi sulla strada dei seminali Theatre Of Tragedy dell’Era di Mezzo. Le marittime elucubrazioni di Neverending Winter sono raccontate con una tale convinzione di intenti da non lasciare indifferenti. L’asse si sposta principalmente verso un chorus accattivante e dei sinuosi abbracci a tutto tondo delle onde. Ghoulish Siren sembra quasi una pagina di un libro piovuta dal cielo ed è sicuramente la composizione migliore del platter. Si parte in un viaggio dal sapore natalizio e di altri tempi, dove non mancano varianti maggiormente estreme. Il piano, che disegna qualche macabra nota, riscaldano e congelano il timido cuore, grazie ad acquerelli rarefatti, trascendenti, toccanti ma potenti. Fragile inizia con quiete partiture di tasti d’ebano per poi lasciare il passo ai violini e alle modulazioni della musa Hanna, che si dimostra la regina indiscussa di questa seducente art-nouveau, la quale è desiderosa di solcare gli oceani più disturbanti. La triade finale sono versioni alternative delle tracce presentate precedentemente. Neverending Winter II guadagna, rispetto all’originale, in disagio ed afflizione, riuscendo sempre a tirar fuori dal cilindro una grave voce della foresta, che si unisce in un’ipnotica danza, senza doversi inventare per forza equazioni einsteiniane. Rememberance II si presenta dilatata ed impalpabile, senza tradire lo spirito che contraddistingue la sua copia prossima. Un debole e dilatato fruscio, piccole intime informazioni di encomiabile valore. Village (Fragile II) ultimo pargolo traboccante di tiranniche effusioni, legate a particolari improvvisazioni, brilla di luce propria nonostante sia snellita da tutti gli elementi decorativi della sua versione più movimentata.

Dopo questo nottambulo e lungo mormorio che invitava a prolungare il sonno rimangono le incertezze verso un amore che dopo il lutto genera odio, verso la luce incerta del dormiveglia, verso una possibile cupa prospettiva del futuro, verso la mia solitudine. L’unica sicurezza è l’indubbia qualità di Reminiscence, che fa parlare della release come di un’operazione riuscita. Non è impresa da tutti infatti non andare ad arenarsi nell’oceano di equipe clone che infestano il mercato, ma gli Immortal Angelica sono risusciti nell’impresa, disintegrando il banalismo altrui.

Non un uccello cantava, non un soffio di vento.
Solo io in mezzo alla Natura.

  • 7,5/10

  • Reminiscence -

  • Tracklist

    01. W(h)ellcome
    02. Abyss Of Humanity
    03. Unfair Black Death
    04. Fight Again
    05. Burn The False
    06. Mass Suicide
    07. To The Silence


  • Lineup

    Lorenzo “Sighi” Sighinolfi - voce
    Enrico “Eney” Berti - chitarra solista
    Giuseppe “Leo” Rella (sul demo) - chitarra ritmica
    Lorenzo “Lollo” Truppi - basso
    Alex “Gaio” Gaiani - batteria
    Luca Paolini (formazione attuale) - chitarra