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Alex Beyrodt – Primal Fear

Il recente concerto dei Primal Fear a Milano ci ha dato l’occasione di scambiare qualche parola con il talentuoso chitarrista del gruppo tedesco, Axel Beyrodt, che, tra un aneddoto e l’altro, ha confessato il suo grande amore per i Deep Purple. Ecco cosa ci ha detto.

 

Ciao Alex, benvenuto su HeavyWorlds! Hai avuto tempo di vedere Milano?

A: Ciao! Oggi no, ma sono stato a Milano diverse volte, di cui l’ultima l’anno scorso, per alcuni show. Ho apprezzato la città e lo stile di vita, ho fatto il turista. Mi piace.

In agosto i Primal Fear hanno pubblicato Apocalypse, che, a giudicare dai risultati raggiunti, sembra essere uno dei vostri miglior successi…

A: Sì, è il nostro album di maggior successo fino a oggi, se guardi alle posizioni in classifica, è anche entrato in classifica negli Stati Uniti, fatto insolito per gruppi tedeschi. A livello di vendite, chiaramente la situazione non è paragonabile agli anni ’80, ma siamo assolutamente soddisfatti del risultato. Già quando lo abbiamo registrato avevamo l’impressione di aver fatto delle buone canzoni, ora vediamo cosa succederà prossimamente!

E ora avete pubblicato anche “Crucify Me”, brano che segna il vostro ritorno alla Nuclear Blast…

A: Si tratta di una canzone già scritta e registrata prima del contratto con la Nuclear Blast. Siamo contenti del risultato, e pubblicare un brano proprio mentre sei in tour è una cosa che i fan apprezzano molto.

Com’è nata la nuova collaborazione con la Nuclear Blast?

A: Non sono così familiare con le decisioni economiche nel gruppo, ma so che i Primal Fear hanno iniziato con Nuclear Blast, e ora la Nuclear Blast era nuovamente molto interessata a lavorare con noi. Tornare dopo 20 anni con la label da cui tutto ha avuto inizio è come chiudere un cerchio. È  un’etichetta molto potente nell’heavy metal, e non vediamo l’ora di lavorare a stretto contatto con loro.

Cosa dobbiamo aspettarci? Anche considerando che state celebrando il ventennale della carriera…

A: In verità non so cosa stiano pianificando, ma qualcosa per celebrare i nostri 20 anni è sicuramente possibile.

Tornando al recente successo di “Apocalypse”, e dando uno sguardo anche allo stato di salute molto florido dei gruppi metal tedeschi, perché, secondo te, in Germania il metal è così mainstream?

A: Credo che la Germania sia la capitale dell’heavy metal. Se guardi ai festival, dico…guarda Wacken, il più grande festival del mondo, in tutti questi anni è cresciuto, lentamente…le riviste, Rock Hard, Metal Hammer… il fanbase sta aumentando, come un virus (ride nda). Se dalla tua parte hai vendite sostanziose, ovviamente il mercato e i media non possono ignorarlo. Non siamo ancora abbastanza nelle radio o nella televisione, e temo che la situazione non cambierà, ma se sei al numero 1 o al numero 10 in classifica, ottieni copertura mediatica, e ancora più gente ti conosce.

Passiamo al capitolo tour: state già pianificando qualche tappa nei festival estivi del 2019?

A: Sì assolutamente, ma non chiedermi quali, non sono bravo coi nomi (ride nda)

Sei entrato nei Primal Fear sette anni fa: quali sono i traguardi a cui sei maggiormente legato?

A: Personalmente, coi Primal Fear ho viaggiato per il mondo molte volte, e ho conosciuto così tante persone interessanti, e la cosa più straordinaria è che sono pagato per farlo. È quello che amo di più, vedere altre culture, altri paesi; grazie ai Primal Fear il mio intero punto di vista sulle persone è cambiato. È cambiato il modo in cui vedo le cose, la politica, è cambiato quello che mi piace mangiare, perché viaggiando tocchi con mano altre culture, persone, tradizioni. Non credo che senza i Primal Fear avrei avuto la possibilità di vederle.

Se la gente viaggiasse di più, avremmo molti meno problemi nel mondo. Sono grato ai Primal Fear per queste opportunità e per avermi – spero – reso una persona migliore.

A proposito di risultati raggiunti, se qualcuno, quando eri un ventenne, ti avesse detto che un giorno avresti calcato i palchi di tutto il mondo, cosa gli avresti risposto?

A: Per entrare più a fondo nella tua domanda, ti dico questo. Grazie ai Primal Fear ho suonato nel Rock Meets Classic. E col Rock Meets Classic ho suonato con Ian Gillan, dei Deep Purple. È un risultato ancora più grande di quanto raggiunto coi Primal Fear, perché ho iniziato a suonare la chitarra proprio grazie ai Deep Purple, a Ritchie Blackmore. E venti anni dopo sono stato sul palco con Ian Gillan, suonando tutte quelle canzoni che suonavo e che amavo a vent’anni. È un risultato molto emozionante. Ed è, indirettamente, merito dei Primal Fear.

Per rispondere alla tua domanda, quando ascoltavo i Deep Purple trent’anni fa non avrei mai pensato che a un certo punto nella mia vita sarei stato sul palco con Ian Gillan. Voglio dire che è un sogno troppo distante anche solo per immaginarlo o per sperarlo. E invece è  successo con così tante persone famose che sono veramente grato per questo.

Scommetto che la prima volta che hai suonato con Ian Gillan eri nervoso…

A: No, non ero nervoso, ero solo gasato, emozionato. C’è una storia dietro il primo show, credo fosse a Francoforte. Ian Gillan non ha provato con noi, sai, deve avere risposto qualcosa tipo “io so come cantare “Smoke on the Water”, provate voi, io poi vi raggiungo”, e quindi abbiamo fatto le prove da soli, e la sera abbiamo iniziato lo show con altri artisti, e alla fine è entrato Ian Gillan, headliner. Quindi l’ho conosciuto di persona sul palco, davanti a qualche migliaio di persone, senza averlo mai visto prima. Quando è salito sul palco, da dietro, mi ha toccato la spalla dalla parte sbagliata, per scherzare; io mi sono girato naturalmente dalla parte sbagliata e lui mi ha sorriso. Abbiamo suonato “Highway Star” e non so perché, o forse lo so eccome, più si avvicinava l’assolo, più pensavo che avrei dovuto fare qualcosa di speciale, davanti a lui. Quando finalmente arriva l’assolo, prendo la chitarra e la suono dietro la testa; sorrido a Ian Gillan, e lui mi guarda come se fossi un pazzo. Poi ho buttato la chitarra a terra e l’ho suonata come una tastiera. L’esecuzione non era perfetta, ma la scena dava l’impressione di essere grandiosa.

Alla fine del concerto, nel backstage si avvicina Ian Gillan con uno sguardo serio e mi chiede “come ti chiami?” e io, che intanto penso “oh mio dio, forse è arrabbiato per quello che ho fatto, perché gli ho rubato la scena o non so cosa”, gli rispondo: “Alex”. “Sai Alex” dice lui “quella cosa che hai fatto sta sera, la devi fare ogni notte!” (ride, nda).

A quel punto hai dovuto farla per forza…

A: Sì, esatto (ride, nda). È iniziata così.

Tornando ad “Apocalypse”: sta proseguendo sulla scia degli ultimi vostri dischi, dove a canzoni più dirette associate brani più complessi e ricchi di dinamica

A: È esattamente quello che è successo. Come musicista cresci costantemente, e ti chiedi cos’altro puoi fare; ora in ogni album tentiamo di avere più dinamica, parti lente, epiche, ogni tanto orchestrali, e in questo disco è il caso di “Eye of the Storm”.

In generale, quali elementi cerchi quando crei un album dei Primal Fear? Quali caratteristiche deve avere un buon album metal?

A: Sono un chitarrista, quindi per me il lavoro di chitarre è fondamentale. Buone canzoni melodiche, energia, e grandi parti di chitarra sono essenziali in ogni album, non solo in quelli dei Primal Fear.

Spesso noi di HeavyWorlds chiediamo ai musicisti che intervistiamo quali siano i tre dischi che porterebbero su un’isola deserta, o salverebbero da un ipotetico incendio. Dato che stiamo aspettando il vostro concerto di questa sera, ti propongo una variazione sul tema: scegli i tre dischi dal vivo imprescindibili. Forse so già una delle risposte…

A: Oh, solo tre? Rainbow, il live “on Stage”; Thin Lizzy “live and dangerous” e… oh, non ricordo il titolo dell’album, è di un cantautore country-rock, sai, come…

…Come gli Eagles?

A: Oh, mi sono dimenticato gli Eagles! “Hell Freezes Over”! Questa è la mia ultima scelta. Grazie mille per avermi ricordato gli Eagles, tra l’altro con il Rock Meets Classic ho suonato pure con Don Felder ed è stato molto speciale. Ma che album pensavi avrei scelto? Perché hai detto di conoscere una risposta…

Pensavo avresti scelto i Deep Purple…

A: Beh, sì, “Made in Japan”, un altro live album da aggiungere alla lista (ride, nda)

Bene Alex, l’intervista è conclusa. Sei vuoi, puoi lasciare un messaggio ai nostri lettori

A: è molto facile, sono veramente grato a chiunque supporti i Primal Fear. Senza di loro non ci saremmo noi!