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Anton Kabanen – Beast in Black

A dicembre abbiamo avuto l’occasione di fare due chiacchiere con Anton Kabanen, la mente dietro l’ascendente band finlandese Beast In Black, che ci ha raccontato un po’ nel dettaglio il prossimo album “From Hell With Love” in uscita l’8 febbraio per Nuclear Blast, svelandoci qualche retroscena della sua elaborazione e produzione. Anton ci ha anche parlato del rapporto con i fan e dei progetti per l’imminente tour europeo da headliner.

Ciao Anton! Benvenuto su HeavyWorlds.

Grazie, piacere di conoscervi!

Il nuovo album dei Beast in Black è ormai pronto da un pezzo e sarà in uscita a breve. Potresti provare a descriverlo ai tuoi fan utilizzando una sola frase?

Molto heavy metal anni ’80. Questa è la descrizione più breve possibile che posso darne. Diciamo, un po’ come l’album di debutto, ma con ancora più tastiere.

Chiarissimo. A noi il disco è sembrato leggermente più ricercato in un certo senso, rispetto ai lavori precedenti; credi che la vostra musica sia migliorata o solo cambiata in relazione all’ultimo album? Pensi che cambierà in futuro?

Credo che la nostra musica sia solo diversa in questo caso. Non sono sicuro se sia migliorata, perché per me comunque tutte le mie canzoni hanno questo sound “etichettato Beast in Black”, ma penso che l’intero nuovo album abbia un carattere e un colore diversi rispetto al precedente, anche se lo stile è sempre quello. Almeno per me, si tratta più o meno al 90% della stessa musica, ma che ha comunque una sua identità specifica. Penso che questa sia la cosa più importante per qualsiasi album dei Beast In Black: non c’è un singolo album che ripeta sempre lo stesso pattern. Ci dovrà sempre essere qualcosa di fresco, ma gli album penso che rimarranno sempre riconoscibili come dei Beast In Black. È stato comunque molto naturale, siccome per la composizione dei brani ho utilizzato lo stesso metodo che ormai utilizzo da 18-20 anni (da quando ho iniziato a scrivere più o meno). Quando scrivi qualcosa è automatico fidarsi del proprio intuito, delle proprie sensazioni, per tradurle in una canzone, oppure per prendere un’idea di base e lasciarla un po’ lì; un giorno quando ti sentirai di completare quell’idea (con un’altra intuizione magari), questa sarà trasformata in una canzone.  Sempre ascoltare l’intuito! Dal punto di vista del compositore io infatti ho ascoltato sempre le mie sensazioni e il risultato è quello che senti nel disco.

Parlando ancora della scrittura delle canzoni – c’è stato poco tempo tra un album e l’altro per farlo. Cosa vi ha spinto a lavorare così in fretta?

Le scadenze. Non sono state scadenze mie, ma la deadline ovviamente è stata la più grande musa ispiratrice per quest’album. Odio lavorare di fretta, ma quando devi, non hai tempo di creare e controllare le cose in pace; ma come devi fare? Abbiamo dovuto farlo per forza così e siamo stati comunque in grado di finire l’album prima del tour con i Nightwish, che si è appena concluso. In ogni caso, farlo è stato difficile, perché in estate abbiamo avuto festival praticamente tutte le settimane e tra i weekend abbiamo lavorato all’album. Non ci sono state vacanze, almeno non per me che sono stato responsabile per la produzione del disco. Quando non ero in giro per i concerti ero in studio. Ad ogni modo personalmente è stata un’ottima lezione.

Hai imparato un nuovo approccio alla scrittura?

Esatto. Quando mi sono ritrovato con tutta questa enorme pressione addosso e tutte queste scadenze, in qualche modo mi sono detto “beh, almeno ho imparato che posso scrivere i testi più velocemente”. La composizione dei brani di solito è abbastanza veloce e dura da 1 a 7 giorni in media. Una settimana massimo a brano in genere è sufficiente, sono i testi che non sono mai pronti, li faccio sempre all’ultimo minuto. Quando stavamo già registrando le linee vocali ad esempio, stavo ancora scrivendo i testi. È stato stressante, ma alla fine mi son sforzato e tutto è comunque riuscito come volevo che uscisse. Questa volta però ho avuto anche l’aiuto di un amico, Paolo Ribaldini, un ragazzo italiano che vive qui a Helsinki e che con me condivide l’interesse per questo manga giapponese intitolato “Berserk”, di cui è diventato un fan dopo che gliel’avevo introdotto io qualche anno fa. Mi ha appunto aiutato lui a scrivere i testi, specialmente quelli per i brani a tema “Berserk”. È stato divertente lavorare con lui.

Vuoi aggiungere qualcosa di specifico per quanto riguarda i testi? Si ricollegano quindi con l’album “Berserker”?

Sì, nell’album di debutto e nel secondo ci sono canzoni riguardo a questo manga, mentre nel nuovo ce ne sono ben 5. Ce n’è una che è basata invece su un altro anime e manga, che si intitola “Fist of the Northstar” (in italiano “Ken il Guerriero”), ovvero l’opening track. Questo è stato un elemento nuovo che non avevo mai inserito prima; sono sempre stato un fan di quell’anime, ma è stata la prima volta nella mia carriera che ci ho scritto un brano ed è stato bello. Il resto delle canzoni riguardano esperienze personali, la mia vita e i miei pensieri. Altri brani ancora riguardano storie inventate.

Tornando invece a parlare del sound, possiamo dire che ormai avete trovato la vostra formula vincente. Anche le influenze musicali alle volte sono un po’ come la moda: si riprende qualche stile specifico del passato e lo si rielabora. In questo momento vanno forte gli anni ’80 per l’appunto e non mi riferisco solo ai Beast in Black. Qual è la tua relazione con la musica di quegli anni?

Sì, come abbiamo detto le nostre atmosfere sono molto anni ’80, ma non perché adesso va di moda tutto quello che è retrò o vintage…in effetti negli ultimi 5 o 7 anni quel periodo è tornato in auge e molti hanno cominciato a ripescarne gli elementi. Per me però si tratta di qualcosa di più personale, perché sin dalla mia infanzia ho sempre ascoltato musica degli anni ’80 e ’90. Tutt’ora è il tipo di musica che ascolto di più, è il mio stile preferito da sempre – le musiche dei videogiochi per computer, le band e le sigle dei cartoni animati di quell’era. È il sound con cui sono cresciuto e sarà sempre parte di me, perciò lo stile dei Beast in Black nasce da qualcosa di più naturale e io ne sono il principale responsabile. Insomma, io odio seguire le mode. Yngwie Malmsteen una volta disse “puoi creare un trend, ma non significa che devi per forza seguirlo, anche se lo hai creato tu”. Non è esattamente il nostro caso, perché non abbiamo creato noi questa tendenza da zero, facciamo solo quello che altre band hanno già fatto, rinnovandolo un po’: prendiamo le componenti migliori di vecchie band e artisti e li combiniamo insieme a modo nostro. Così facendo anche se si tratta di qualcosa che è già stato fatto prima, il modo in cui tutti gli elementi sono connessi tra di loro è diverso. Specialmente quando scrivo, me ne rendo conto, ma alla fine sono anche consapevole di ciò che inserisco di nuovo. In ogni caso per me la cosa più importante è che il sound sia fresco, ma anche abbastanza familiare, in modo da permettere agli ascoltatori di accedere ai brani immediatamente e facilmente. La chiave per fare ciò secondo me è quel qualcosa di familiare nel sound, quel qualcosa con cui magari si è cresciuti o comunque qualcosa che è senza tempo. Ma naturalmente come ho detto, anche i dettagli più originali restano importanti.

Pare che questo metodo infatti funzioni piuttosto bene. Parlando dei tour invece, com’è andato il tour con i Nightwish? Un riscaldamento in vista del vostro prossimo, questa volta da headliner?

Prima di tutto devo dire che andare in tour con i Nightwish è stato fantastico, è stato il modo perfetto per concludere il ciclo di tour che era cominciato con l’album di debutto. Ovunque abbiamo suonato, le sensazioni sono state grandiose. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare i fan dopo ciascuno show ed è così che abbiamo visto da vicino che alle persone piace ciò che facciamo; quando i fan venivano da noi a parlarci, avere il loro feedback istantaneo era perfetto. Alle volte ci fermavamo a parlare anche un’ora e mezza al tavolo del merchandise, dopo che i Nightwish avevano già finito di suonare, finché la security non ci cacciava fuori. Il che è un buon segno. Adesso andremo in tour da headliner invece e sarà la prima volta in Europa. Fino ad ora sembra che le reazioni siano state positive. I fan ci aspettano, ci vogliono vedere e da alcuni Paesi che ancora non abbiamo visitato riceviamo costantemente messaggi “venite qui, venite qui”, non stop! Ci aspettiamo perciò che questo tour sia fantastico, ma vedremo cosa succederà quando sarà il momento, solo allora lo sapremo per davvero. L’energia è positiva e i numeri sono buoni per ora.

È più facile connettere con i fan quando si è in tour per supportare un’altra band; pensate di riuscire comunque a mantenere questo rapporto con il vostro pubblico anche da headliner?

Sì, in realtà ne stiamo discutendo proprio in questi giorni! Tutto sta nel come rendere gli incontri il meno caotici possibile. È un “problema” positivo in un certo senso, perché significa che le persone sono interessate, ma queste cose possono sfuggire di mano se non sono ben organizzate. Come band di supporto le risorse che si hanno a disposizione sono limitate, gli incontri li abbiamo potuti realizzare direttamente al tavolo del nostro merchandise, ma con il tour headliner bisogna organizzare dei meet n greet ufficiali prima o dopo gli show. Certamente vogliamo farlo, ma la situazione è un po’ diversa, quindi stiamo cercando di capire cosa possiamo inventarci per mantenere il controllo della situazione. Quel che è certo però è che vogliamo continuare ad incontrare i nostri fan!

Sappiamo che quando si sostengono diverse interviste per promuovere un disco, si può finire a rispondere sempre alle stesse domande. C’è qualcosa che vorresti dire riguardo al nuovo album per concludere l’intervista, qualcosa che magari fino ad ora non ti era ancora stato chiesto?

Credo di averla già detta: ci tenevo a ribadire infatti che la principale differenza con gli altri album è la presenza del mio amico Paolo. È stata la prima volta nella mia carriera che i testi sono stati scritti insieme ad un’altra persona. È stata una bella esperienza e i risultati molti positivi!

Perfetto! Grazie Anton per il tempo che ci hai dedicato…vi aspettiamo di nuovo in Italia!

Grazie mille a voi, a presto!