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Chrigel Glanzmann – Eluveitie

Gli Eluveitie sono tornati con un nuovo, interessante lavoro, “Ategnatos” (nei negozi dal 5 aprile). L’occasione è stata ghiottissima per noi di HeavyWorlds, che abbiamo avuto il piacere di intervistare il mastermind Chrigel Glanzmann; ecco quanto ci ha detto:

Ciao Chrigel, per prima cosa benvenuto su HeavyWorlds e complimenti per il nuovo album! L’ho appena ascoltato e devo dire che mi è piaciuto.

Wow, grazie mille! È bello saperlo.

È stato molto interessante capire qualcosa di più riguardo al concept, ovvero il tema della rinascita. Prima ce lo avevate anticipato un po’ con il singolo “Rebirth” e poi ne avete parlato anche nei video di presentazione dell’album. Pensi che si possa dire che siete rinati anche come band grazie a questo lavoro?

Ovviamente me lo stanno chiedendo tutti! Però sinceramente non lo so. Prima cosa perché il concept dell’album è a sé e quindi il tema della rinascita non è preso dal punto di vista personale. In secondo luogo, se fosse così, potremmo dire che la band come gruppo è già rinata con l’album precedente, “Evocation II”. Chiaramente riguardo anche a questo lavoro ci sono alcuni aspetti che ci fanno sentire un po’ rinnovati, ma onestamente non la metterei proprio così.

Bene, allora possiamo andare un po’ più a fondo nel concept del disco. Hai detto che per i temi avete preso ispirazione ancora una volta dalla mitologia celtica, ma che questa volta le immagini e gli archetipi tratti dai miti che avete scelto sono stati riletti anche in chiave moderna.

Sì, il disco contempla degli archetipi della mitologia celtica, ovvero tutta la simbologia che ruota intorno al tema della rinascita e della rigenerazione. Quello che abbiamo fatto non si è limitato a riprendere semplicemente i temi per rielaborarli, ma ci siamo rivolti a questi archetipi con i nostri occhi di persone del mondo contemporaneo, attuale, confrontandoli con la vita di tutti i giorni. Ne è venuta fuori un’esperienza intensa, una specie di viaggio spirituale e in questo senso “Ategnatos” è l’album più personale che abbiamo mai scritto. Alla fine abbiamo realizzato che nessuna di queste immagini mitologiche ha perso il proprio significato nel tempo e ne è scaturita una lettura socio-critica del nostro mondo: il messaggio che queste storie antiche volevano trasmettere è ancora attuale! Questa interpretazione finale non era assolutamente prevista quando abbiamo cominciato a scrivere l’album, perciò ne siamo rimasti sorpresi noi in primis.

Ti faccio un esempio:
Nel disco c’è un ciclo di due brani che si basano sulla stessa immagine antica: “The Slumber” e “Worship”. Entrambi sono tratti da un racconto antologico che è uno dei più antichi della mitologia celtica, scritto più di 2500 anni fa e di cui oggi ci restano solo dei frammenti. La storia descrive nello specifico i meccanismi psicologici e mentali che avvengono negli individui all’interno di in una società semplice, quando questa viene confrontata con una leadership particolarmente forte, con una dittatura. Sostanzialmente il mito spiega che di solito quello che succede è che purtroppo la maggioranza delle persone abbassa la testa per seguire mestamente il capo, anche se in questo modo rendono la loro vita miserabile. La cosa che ci ha colpito però è che questa storia fornisce anche una via d’uscita da questa situazione; la soluzione per la salvezza e la liberazione dalla dittatura arrivano sottoforma del dio Ogmios, che stando alle sue rappresentazioni iconiche è l’opposto di quello che ci si aspetterebbe da un liberatore. Non si tratta di un tipo forte e muscoloso stile supereroe, Ogmios è un uomo anziano e fragile, che a mala pena riesce a camminare. La cosa interessante però è che questa divinità rappresenta le menti acute e l’intelletto, perciò se vogliamo metterlo in parole povere, il significato di questo mito sarebbe “gente, usate il vostro maledetto cervello”. Nonostante questo racconto mitologico sia molto accurato e dettagliato, non abbiamo fonti storiche scritte, niente che possa spiegarci cosa sia successo al momento dell’invenzione di questo racconto. Eppure capiamo che qualcosa deve essere successo per forza, qualche evento che abbia reso fondamentale mettere per iscritto questa storia, forse con l’intento di risvegliare le menti delle persone riascoltandola.

La cosa davvero pazzesca è che questo mito è ancora attuale! Non importa se si pensa alla Germania di qualche decennio fa, non importa se…caspita, basta pensare agli USA di oggi, non c’è alcuna differenza.  Queste storie sono importanti ancora oggi e perciò devono essere raccontate di nuovo. È qui che entra in gioco il nostro album.

Anche per gli ascoltatori quindi sarà interessante analizzare il significato dell’album, magari anche dal punto di vista personale. In quanto “lettori”, come pensi che possiamo approcciarci all’album? Non tutti in effetti conoscono abbastanza la mitologia celtica da poterne afferrare subito i riferimenti.

Per essere giusti, bisogna specificare che questo album è una novità per gli Eluveitie, proprio perché contiene un messaggio di base, ma devo mettere in chiaro che in genere scrivo i testi per me stesso. Non sono un fan dell’utilizzo della musica come mezzo primario per trasmettere dei messaggi forti intenzionalmente, anche se l’elaborazione di questo album ha un significato piuttosto profondo. In ogni caso resta comunque solo un album; se alla gente piacerà anche soltanto la musica, sarà meraviglioso. Se qualcuno invece vorrà leggere i testi riflettendoli su sé stesso, sarà comunque giusto, ma questa è una decisione personale dell’ascoltatore, che non viene da noi come artisti.

Per il resto, anche questa volta rilasceremo una versione digibook dell’album di circa 30-40 pagine, in cui troverete tutto ciò che vi servirà per la lettura storica e mitologica dell’intero lavoro (come abbiamo già fatto in precedenza per altri). Se qualcuno vuole approfondire i temi del disco, partendo da quelle informazioni avrà tutti gli strumenti di base. Potete andare alla prima biblioteca universitaria che trovate vicino a voi e spulciare oltre.

C’è una traccia che preferisci all’interno dell’album? Magari una che senti più vicina.

Non lo so…

Certo, rispondono tutti così a questa domanda…

Beh ok, è vero che le canzoni non si possono paragonare a dei bambini, ma effettivamente tutti i brani in un album che hai scritto tu sono un po’ come i tuoi bambini. Non puoi girarti a guardarli e sceglierne solo uno. Io voglio bene a tutti i miei bambini in ugual modo.

Questo è comprensibile, ma non la scampi. Mettiamola così: c’è un brano che non vedi l’ora di suonare dal vivo? Magari perché verrebbe particolarmente bene in sede live?

Ma è quasi la stessa cosa! (Ride, N.d.A.) Ok, in questo caso posso dire il brano “Worship”, perché ancora non l’abbiamo suonato dal vivo. È una canzone oscura, arrabbiata… penso che sul palco sarà efficace.

Sai, a proposito di questo…ci sono alcune band che preferiscono registrare già in studio esattamente quello che hanno intenzione di portare sul palco. Altre band invece, credo la maggior parte, compongono i brani senza pensare alla sede live e solo successivamente adattano i brani per renderli al meglio sul palco. Gli Eluveitie a quale dei due approcci si avvicinano di più?

Penso che per prima cosa siamo una band da palco, una band che ci tiene all’esibizione live. Però penso che la maggior parte del lavoro avvenga fuori dal palco, quindi direi che il nostro approccio è il secondo che hai descritto. Creiamo musica e poi pensiamo a come trasportala dal vivo. Se ci penso in effetti è sempre stato così, prima ci concentriamo solo sull’artwork, sul concept, e dopo pensiamo al concerto. Eppure è un po’ la stessa cosa: in sede live non hai un artwork di cui prenderti cura, però devi pensare a tanti dettagli. Come fare per trasportare l’atmosfera di questo brano e metterla in scena?

Parlando di artwork, hai già detto in precedenza che l’immagine che si vede in copertina è un luogo reale, che si trova nella Svizzera centrale. Ce ne vuoi parlare?

Sì, il posto è il Lago di Oeschinen, nel Canton Berna. Sull’immagine del disco vedi solo le montagne e la cascata, ma sotto in realtà c’è anche un bellissimo lago. Quando abbiamo cominciato a lavorare all’album ci è stato presto chiaro che avremmo voluto un’altra copertina con un bellissimo paesaggio, come abbiamo fatto già per “Slania” e per “Everything’s Remains (As It Never Was)”. Quindi ho cominciato a cercare un posto che potesse rappresentare il significato lirico dell’album e ho scoperto questo luogo. Si tratta di una “vulva cave” – questo tipo di caverne erano visitate in tempi antichi per riti e cerimonie dedicate alla fertilità, ma anche per la vita in generale. Per esempio si eseguivano rituali per benedire la gravidanza di una donna o per la nascita di un bambino, quindi cose positive. Abbiamo pensato perciò che si abbinasse perfettamente al tema dell’album sulla rinascita e sulla vita in generale. Tutto comincia dal buio o dalla morte, come in una caverna oscura, per poi ritornare alla luce e alla nuova vita. Quindi il Lago di Oeschinen e le sue montagne con la grotta sono il simbolo di questo concetto.

Davvero interessante. Te lo chiedo perché appunto il folk metal spesso è anche un metodo per conoscere di più una cultura che magari ci è nuova, o che semplicemente è diversa dalla nostra. A proposito di folk metal! Adesso avete alle spalle circa 15 anni di carriera consolidata. Al tempo siete stati tra le band che hanno dato vita a quella che è stata definita la “new wave of folk metal”, quando il genere è esploso. Oggi l’interesse per il genere è un po’ calato, c’è chi dice che il folk metal sia morto. Che ne pensi?

(Ride tantissimo, N.d.A) Aiuto. Ok, sarò onesto. Non posso dare una prospettiva sul folk metal, perché non ne sappiamo molto in realtà e a molti di noi interessa poco. Sai, quando abbiamo fondato la band non c’era ancora la scena folk metal, per cui il nostro intento non era quello di formare una band folk metal o qualcosa del genere. Al tempo già suonavo metal da anni. Ho formato la mia prima band death metal nel 1991, ma contemporaneamente suonavo anche musica tradizionale. Mi piacevano entrambe le cose e pensavo che sarebbero state bene insieme e sognavo di farne una band. Così sono nati gli Eluveitie. L’idea che c’è oggi dietro gli Eluveitie è la stessa di tanti anni fa: essere fedeli al death metal, ma allo stesso tempo 100% legati alla musica tradizionale. All’inizio quindi, quando c’è stato il boom del folk metal, manco ce ne siamo accorti, a mala pena lo ascoltavamo. Durante tutti questi anni è chiaro, abbiamo suonato a tantissimi festival folk metal, siamo molto amici di band che appartengono al genere, amiamo e rispettiamo queste band…però musicalmente non ci siamo mai interessati a come definirci, se folk metal o death metal. Insomma, alla fine è sempre rock n roll! Perciò la nostra prospettiva è esattamente come la vostra, abbiamo testimoniato con i nostri occhi che la scena folk metal è cresciuta e poi si è ridimensionata, ma per noi personalmente non è cambiato nulla. Gli Eluveitie oggi fanno la stessa cosa per cui avevano cominciato 15 – 20 anni fa.

C’è qualcosa che vuoi dire ai fan italiani? Quest’anno tornerete nel nostro Paese.

SI’! (Particolarmente entusiasta N.d.A.). Non vediamo l’ora di tornare, soprattutto perché questa volta saremo in tour con i Lacuna Coil. Stavo cercando una band decente con cui mi sarebbe piaciuto andare in tour e così, completamente a caso, ho scoperto i Lacuna Coil e i nostri manager si sono messi in contatto. Il bello è che effettivamente li conoscevo solo di nome, devo dire la verità. Poi li ho ascoltati e wow, ne sono rimasto impressionato! Sono davvero forti, una grandissima band e perciò adesso non vedo l’ora di andare in tour con loro!

Fantastico, spero che vi divertirete allora!

Lo faremo sicuramente. E ovviamente, grazie a HeavyWorlds per il tempo dedicatoci e a tutti quelli che dimostreranno interesse negli Eluveitie leggendo questa intervista!