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Folkstone

Quale occasione migliore se non la recente pubblicazione dell’apprezzatissimo “Diario di un Ultimo” per scambiare quattro chiacchiere con uno dei principali gruppi della scena folk italiana? Ecco come è andata:

Benvenuti su Heavyworlds, parto subito con la prima domanda. Insomma, questo “Diario di un Ultimo” è arrivato all’improvviso per tutti noi fan, soprattutto dopo il colpo che avete fatto prendere a tutti mettendo quelle immagini nere sui vostri social. Detto questo, l’album era già programmato per essere pubblicato relativamente a poca distanza da “Ossidiana” o è arrivato all’improvviso anche per voi?

Questo album ha avuto una genesi diversa dal solito. All’inizio doveva essere il progetto solista di Lore, quindi la maggior parte della musica e dei testi sono partiti da lui. Per i testi, tra l’altro, ha collaborato anche il primo chitarrista dei Folkstone, Angelo Berlendis. A metà lavoro però Lore ha pensato che l’anima di questo suo progetto potesse essere tranquillamente da Folkstone. Così parlando tutti insieme ed ascoltando i pezzi, si è deciso di proseguire facendolo diventare il settimo album di gruppo e siamo davvero contenti di aver intrapreso questa strada. Tutto il lavoro è stato poi sapientemente curato e prodotto dalle abili mani ed orecchie di Mauri, che in veste di produttore ha seguito in modo strepitoso tutto il lavoro presso lo studio Crono Sound Factory di Vimodrone (Mi).

Ho notato un maggiore “impegno” nei testi dei Folkstone da “Oltre… L’abisso”, senza nulla da togliere ad album come “Folkstone” e “Damnati ad Metalla”. Testi che quasi sembrano dire a chi ascolta di studiarli, di mettersi seduti ad un tavolo e capire tutto tutto del testo. E anche in questo album ci sono moltissimi testi che vuoi o non vuoi fanno riflettere, quali sono quelli a cui tenete di più in questo album a livello di argomento?

Nei testi abbiamo sempre messo noi stessi nella condizione socio-emotiva in cui viviamo. Quindi quindici anni fa probabilmente avevamo più spirito goliardico da mettere in un progetto appena avviato con un gruppo di amici. Poi gli anni passano e viene voglia di esprimere concetti che stanno a cuore, pensieri che si vogliono urlare. Il filo conduttore di questo album è la voglia di dire la nostra sui tempi in cui viviamo, quindi ogni testo ha in sé un argomento cui teniamo.

In “Diario di un Ultimo” c’è una canzone in particolare che mi ha colpito, soprattutto per il titolo, cioè “Elicriso (C’era un Pazzo)”, dove è presente una doppia storia vista due punti diversi, dalla parte di una donna e da quella di un uomo, ma se vi va, potete raccontarsi chi è in realtà questo Elicriso?

Di questo pezzo abbiamo scelto di fare il nuovo videoclip che uscirà lo stesso giorno dell’album, cioè l’8 marzo. Elicriso, che è il nome di una pianta aromatica, è una storia che fa parte delle tante contenute in “Diario di un Ultimo”. La vita ci rende diversi, ognuno con il peso dei propri giorni vissuti intensamente o stancamente sulle spalle. Non capendo il vissuto degli altri, li cataloghiamo come lontani da noi, li pensiamo come degli ultimi. Ma se solo potessimo andare oltre lo sguardo superficiale delle apparenze e delle convenzioni sociali, daremmo vita a spensierate danze intorno al fuoco con la musica di sottofondo che semplicemente unisce e fa splendere “un sole d’oro”, l’Elicriso appunto, anche nella notte più buia.

Sempre a proposito di tematiche, mi hanno colpito principalmente due testi: uno è “I miei Giorni” e l’altro “La maggioranza”. Volevo sapere se “I Miei Giorni” fosse quasi un auto-tributo a tutto quello che avete passato insieme come gruppo, soprattutto dopo l’uscita dal gruppo di due membri storici come Matteo e Andrea. Mentre per quanto riguarda “La Maggioranza”, si può dire che sia riferita alla situazione della società italiana attuale?

“I Miei Giorni” non è autocelebrativa, bensì è un dire profondamente grazie a tutte le persone che hanno camminato con noi fianco a fianco in questi anni, sopra e sotto al palco. E’ anche un voler chiedere scusa per tutte le volte che non lo si è mai fatto, per orgoglio o comodità. Gli anni passano e a volte viene voglia di tirare le somme e ringraziare le persone con cui e grazie a cui è stato possibile arrivare fino a qui. Quando l’abbiamo scritta non sapevamo ancora che Teo e Andrea avrebbero lasciato il gruppo. Ma alla luce di ciò è ovvio che ora è anche per loro, perché siamo grati del prezioso tempo passato tutti insieme a goderci attimi fuggenti o a sacrificare parti di vita per poter andare avanti in questo progetto Folkstone. Quindi il grazie sì, è anche per i nostri compagni di viaggio!

“La Maggioranza” invece sì, è decisamente riferita alla situazione sociale odierna, che purtroppo vede odio gratuito, egoismo e disinteresse in ogni angolo.

Parlando sempre di voi Folkstone e di come vi sentite dopo questi lunghi anni nel quale avete viaggiato tanto, non fermandovi un secondo, pensate di avere qualche rimpianto?

Siamo davvero grati per tutto ciò che abbiamo avuto. Ce lo siamo sudati, nulla è piovuto dal cielo. Ovviamente con il senno di poi si aggiusterebbe il tiro in qualche occasione, ma di rimpianti non ne abbiamo come gruppo… bastano quelli delle vite private di ognuno.

Ma soprattutto, continuando a parlare di “Diario di un Ultimo”, il titolo dell’album ha spiazzato e spaventato un bel po’ di fan, che l’hanno interpretato inizialmente come una sorta di saluto nonché l’ultimo capitolo del vostro viaggio e nonostante le spiegazioni, per molti questo dubbio o paura è rimasto ancora presente. È davvero così? È un ultimo viaggio? O ci sarà ancora qualcosa da esplorare e raccontare?

Chi lo sa cosa accadrà. Di certo lo riteniamo come una sorta di testamento musicale, perché a nostro parere racchiude un po’ tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni. E’ una sorta di sunto di musiche e testi che hanno vagato nell’etere con noi in questo tempo. Ora pensiamo solo a goderci questo tour…

Sempre parlando di tempi, si può dire che voi comunque avete e state vivendo appieno nella scena metal italiana, e in questi anni è chiaramente cambiata, in meglio e in peggio (dipende dai punti di vista), ma per voi che comunque vedete la scena sotto un occhio diverso, cioè da band, come è cambiata la scena?

Non ci sentiamo molto parte di una scena metal. Vuoi che non partecipiamo ai classici festival metal, vuoi che la nostra musica non la definiremmo metal… insomma, ci sentiamo inseriti nella scena musicale italiana punto, senza accezioni di alcun genere. Oggi la musica che va per la maggiore non è di certo il rock o il metal. Ma sono cicli ed evoluzioni di tempi e società. Quindi teniamo viva la fiammella del rock e del metal, perché è importante che nessun genere vada perduto.

Voi siete uno di quei pochi gruppi che uniscono con successo la lingua italiana al metal, tra l’altro un italiano che in alcuni testi va molto nel ricercato. Avete mai pensato di fare un tour in giro per l’Europa appunto per far conoscere quanto veramente la lingua italiana possa dare alla musica metal e ancora più nel dettaglio al folk?

Non abbiamo mai disdegnato di andare all’estero, solo che non lo facciamo spesso perché abbiamo una carovana di persone e strumenti davvero impegnativa da muovere. Però sarebbe una bella idea… chi lo sa che magari in un futuro la si possa organizzare e proporre!

Ho notato che partendo da “Oltre… L’abisso” è stato dato molto spazio a Roberta, e in “Diario di un Ultimo”, secondo me canta uno dei pezzi più belli dell’album, “Escludimi”, di che cosa parla questo pezzo, e soprattutto quanto sono importanti per voi questo tipo di pezzi quanto sono importanti per gli album in sé e soprattutto a livello argomentativo?

Sì, abbiamo sempre scritto insieme e dall’esperimento live di cantare insieme “Un’Altra Volta Ancora”, siamo andati avanti a sperimentare la sua “presenza” vocale. “Escludimi” parte dalla riflessione che la maggior parte degli artisti quando sono in vita devono sgomitare e fare la fame per poter farsi valere con i propri pensieri, con la propria arte. Appena muoiono diventano famosi e celebrati come fossero innovatori straordinari e ci si fanno soldi sulla loro pelle, oppure vengono declassati per sempre in misero modo. Così avviene anche per le persone poi, perché la verità è che la morte che è l’assenza della persona fisica cambia completamente la percezione che si ha avuto e che si ha su essa. Quindi ci chiediamo… non sarebbe meglio dare più importanza agli artisti e alle persone stesse in vita piuttosto che aspettare che crepino? In questo album, come nei precedenti, per noi sono importanti i testi in cui ci poniamo domande e diciamo cosa pensiamo… senza pretesa alcuna di dare giudizi, semplicemente è il nostro sguardo sul mondo.

Grazie per l’intervista. Se volete potere lasciare un messaggio ai nostri lettori

Grazie a te per questo spazio! Vi aspettiamo il 30 marzo al Live Club di Trezzo sull’Adda (Mi) per l’apertura di questo nostro “Diario… di un ultimo tour”!!