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Christofer Johnsson – Therion

I Therion ci hanno abituati a sperimentazioni più di una volta. A questo giro, il gruppo svedese ha deciso di dare alle stampe un triplice disco che, in realtà, a detta dello stesso mastermind Christofer Johnsson è una vera e propria metal opera, che, in futuro, sognerebbe di portare nei teatri. Ecco quanto ci ha detto lui stesso.

– Ciao Christofer, benvenuto su HeavyWorlds. A quanto ho capito, “Beloved Antichrist” è la tua opera più ambiziosa, a oggi…

Ciao, esatto, si tratta di una rock opera; non andrebbe considerata semplicemente un album, perché l’obiettivo nostro è quello di portarla dal vivo. Invece di canzoni, ci sono scene e atti, e nel booklet ci sarà la descrizione delle scene. Diciamo che per certi versi è come immaginarsi il musical Jesus Christ Superstar, solo che in questo caso al posto di Gesù Cristo c’è l’Anticristo. L’idea mi era venuta già da un po’ di tempo, ma non ero mai riuscito a comporre tutti gli episodi, anche quelli che potrebbero apparire più noiosi.

– L’opera è vagamente ispirata al Racconto dell’Anticristo di Soloviev. Come ti è venuta l’idea di considerare il racconto di questo scrittore russo?

Dici bene, vagamente. Infatti, di ciò che ha scritto Soloviev, alla fine, è rimasto poco: ho cambiato l’inizio, la fine, e ho aggiunto dei ruoli femminili, che nel suo lavoro non c’erano. Perché ho scelto proprio quello? Perché volevo un’opera classica. Inizialmente avevo pensato a Bulgakov, “Il Maestro e Margherita” (lo pronuncia in italiano, nda), ma la trama era troppo complessa, e alla fine la scelta è ricaduta su Soloviev.

– Concettualmente, si tratta di una sperimentazione nuova in casa Therion. A livello musicale però il triplice disco mi sembra abbastanza fedele al vostro stile..

Concordo in parte: in larga misura suona tipicamente Therion, ma ci sono episodi decisamente diversi dal nostro stile, come la scena danzante di “The Palace Ball”.


– Cosa puoi dirci dei numerosi cantanti che hanno prestato la loro voce all’opera?

Si tratta in generale di persone fidate e/o con cui avevamo già collaborato. Marcus Jupither per esempio è un cantante d’opera di molta esperienza, ci teneva a partecipare a quest’opera; avevamo già collaborato con lui ai tempi di “Sithra Ahra”, ma faceva solo una piccola parte. Ha uno stile molto riconoscibile e una voce molto scura, è un basso baritono con molta personalità.

Chiara Malvestiti è stata una scelta ovvia, dato che viene in tour con noi. Ho creato un ruolo apposta per lei. È un bel personaggio nell’opera, e un’ottima artista e persona.

– Registrare un disco è faticoso. Com’è stato registrarne tre?

Registrare questi 3 dischi è stato un vero incubo! Aldilà della durata, dei soliti problemi nel mixare le orchestrazioni e le numerose voci, volevamo un certo tipo di suono. In alcuni pezzi, solo per le chitarre, avevamo 18 tracce. Puoi immaginare la complessità di lavorare con tutti gli strumenti.


– E cosa puoi dirci riguardo l’imminente tour? Farete anche qualche festival?

Nel tour ci sarà la classica formazione attuale dei Therion. Presenteremo qualche estratto di “Beloved Antichrist”, ma non lo metteremo in scena integralmente. Sarà un tipico concerto dei Therion.

Suoneremo all’Hellfest, ma non credo faremo molti altri festival estivi; sai, il problema è che noi facciamo il tour in primavera, e nessuno ti fa offerte vantaggiose se hai già cominciato da diversi mesi il tour: si abbassa il valore della tua offerta, perché quello che porti sul palco non è una novità.

– Hai ancora sogni da realizzare come musicista?

Il sogno ora è portare sul palco questa opera. Il mio sogno sarebbe quello di portare in franchising questo spettacolo, di modo che possa essere messo in scena non necessariamente dai Therion, ma anche da altri, anche fra 10 o 100 anni. Non spero che diventi come Jesus Christ Superstar, sarebbe chiedere troppo, ma mi piacerebbe poterlo portare qualche volta nei teatri.

– Per certi versi, “Beloved Antichrist” potrebbe rappresentare una pietra miliare. C’è stata una volta in cui, ascoltando musica, hai pensato di trovarti di fronte a una pietra miliare?

Quando abbiamo iniziato a suonare ci siamo ispirati ai Celtic Frost, quindi ti direi che una pietra miliare per me è stata “Into the Pandemonium”. I Celtic Frost suonavano in un modo ben preciso, che ti faceva capire che potevi fare quelle cose, e adottare certe soluzioni musicali, senza necessariamente dover essere una band prog. Tom G. Warrior è stata una guida per me.


– Hai già avuto dei feedback riguardo il singolo pubblicato? (All’epoca dell’intervista era stato pubblicato solo “Temple of New Jerusalem”)

ovviamente sono andato subito a leggermi le prime reazioni, e come al solito c’è gente che dice che è la migliore cosa ascoltata finora dei Therion, e gente a cui non piace minimamente. È sempre stato così: quando abbiamo realizato il secondo album e abbiamo sperimentato con tastiere e voci femminili, molti lo hanno apprezzato, altrettanti ci hanno detto che eravamo dei traditori e che avremmo dovuto cambiare nome del gruppo.

– Dopo un progetto molto ambizioso come questo triplice disco, di cui auspicate si riesca a portare la ceneggiatura nei teatri, scosa dobbiamo aspettarci dai Therion nei prossimi anni?

Non so cosa faremo dopo questo album. Nei Therion è sempre stato così e mi piace quest’idea; mi piace il caos, perché è l’ambiente per la creatività.

– Bene, l’intervista è conclusa. Se vuoi dire qualcosa ai lettori questo è il momento per farlo.  

Grazie a te per l’intervista, e grazie ai fan italiani. Spero di vedervi nella nostra tappa del tour!