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DAWN OF WINTER – Gerrit Mutz

Conoscete Gerrit Mutz vero? Il singer dei Sacred Steel, dalla voce anomala e trasudante acciaio fuso, scuote l’Europa dalla seconda metà degli anni ’90 con la sua band principale, ma la sua passione per ogni sonorità legata al metal più ancestrale e incontaminato lo hanno portato in altri ensemble dell’underground, su tutti i doomsters Dawn Of Winter. “The Peaceful Dead” è il loro comeback dopo molti anni di silenzio discografico e prosegue nel segno dell’ortodossia metallica da sempre predicata da Gerrit, uno degli interlocutori più affidabili in circolazione in tema di doom e affini.

Sono passati molti anni dal vostro primo album, che cosa è accaduto ai Dawn Of Winter in tutto questo tempo?

Dopo la realizzazione di “In The Valley Of Tears” nel 1998 abbiamo suonato in alcuni importanti festival e contribuito a qualche compilation. Abbiamo anche realizzato un ep nel 2001 chiamato “Slow Is The Suffering”. Attorno al 2003 abbiamo iniziato a lavorare sul songwriting del nuovo album, ma ci sono volute ere geologiche per finire di comporre tutto il materiale perché non potevamo provare così spesso come avremmo voluto, a causa degli impegni delle altre nostre band, ai nostri lavori, alle famiglie di ciascuno di noi.

Senti molte differenze tra il cantare nei Sacred Steel e nei Dawn Of Winter?

Sì, c’è molta differenza tra le due band. Nei Dawn Of Winter la musica è più “aperta” mi consente molte possibilità di modulare le mie linee vocali attorno ai riff di base. Nei Sacred Steel, invece, ci sono due chitarristi e un bassista che suonano tutti quanti molto heavy, e qualche volta non è facile per me non annegare in mezzo a questo massacro di incontaminato heavy metal. Devo provare molte linee vocali differenti per trovare quella che si adatta perfettamente alla musica. Nei Dawn Of Winter il mio lavoro è più facile perché c’è più spazio per la mia voce.

Tu cerchi di rimanere molto “puro” nella tua concezione del doom. Non sei attratto dalle innovazioni, o dal crossover con stoner, death, psichedelica, black metal?

No, assolutamente e categoricamente no! Siamo una doom metal band ortodossa e attaccati alle nostre radici. Personalmente mi piace qualcosa dello stoner, del death, della psichedelia o anche il black metal, ma non vedo perché dovremmo includere qualcosa di tutto ciò nel nostro sound. Snatureremmo la nostra identità.

I Dawn Of Winter sono generalmente un gruppo lento, ma ci sono anche delle canzoni veloci in “The Peaceful Dead”, come mai avete deciso di mettere questi brani, dall’atmosfera così differente rispetto agli altri, nel disco?

Non importa se una doom song è lenta o veloce, l’importante è che le sensazioni che promana siano quelle del doom. Basta sentire “Hallows Victim” dei Saint Vitus. C’è molta roba veloce in quell’album, ma il feeling generale è sempre il medesimo. Feeling di paura, depressione, tristezza, terrore, perdita e DOOM!

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Gerrit Mutz è un’icona della scena metal underground. Sei consapevole di questa situazione?
Perché, nell’opener di “The Peaceful Dead”, canti: “Il doom è l’anima del metal, puro e primordiale. Doom è la pura essenza di chi vive, immortale, la mia cura.”? Puoi spiegarci questa opinione molto forte riguardo al doom?

Semplicemente, per me il Doom è la vera Anima del metal. Ascoltati i primi album dei Black Sabbath, le liriche che parlano di guerra, maligno, disperazione, suicidio, abusi di droga, paranoie, sarai d’accordo con me che non hanno soltanto gettato le basi per la fondazione del doom metal ma anche per l’heavy metal e di tutti i suoi sottogeneri. Ma il cuore di tutto questo è il feeling del doom. Per me il doom è la forma più pura di heavy metal perché è, fondamentalmente, la sua anima. Il cosiddetto true heavy metal, come quello suonato dai Sacred Steel, è invece il cuore del genere.
Ci sono talvolta delle persone che vengono da me e mi dicono cose molto belle sulla mia persona. Quindi, sì, sono ben consapevole di quel che mi dici. Ma so anche che ci sono molte persone a cui non piacciono le mie opinioni e mi vedono come un ritardato che ha delle strane visioni sul metal e sulla vita. Io posso solo essere quel che sono. Sono me stesso, nulla di meno, nulla di più. Ho un grande legame con la scena underground perché sento di appartenervi, e ci apparterrò per sempre.

Quali sono le qualità, secondo te, che un artista deve possedere per diventare una leggenda vivente?

E’ un mix di personalità, comportamento eccentrico, mente ristretta ma grande capacità di fare dichiarazioni schiette e sincere, e infine un buona quantità di resistenza e fortuna. Ci sono molte persone che meriterebbero più lodi di quelle che ricevono, ma non sono abbastanza “strane” o “cool” per le masse per arrivare a certi livelli di grandezza. Io non sono sicuramente una leggenda vivente, è un aggettivo che sta bene per personaggi come Dio, Lemmy, Halford, Dickinson od Ozzy.

Qual è il miglior risultato, il miglior feeling che un musicista possa ottenere dai propri fan?

Risposta onesta: vanno bene sia le risposte negative dal pubblico, che quelle positive. Ogni reale reazione dell’audience è apprezzata perché ti fa capire che c’è qualcuno che pensa qualcosa su quel che stai facendo e cerca di farsi un’idea su questo. Ogni tipo di reazione, quindi, è bene accetta. Anche l’odio può essere qualcosa che ti aiuta a continuare sul tuo cammino. Solo per il fatto, magari, di vedere le persone che rosicano di invidia di fronte alla tua ascesa, ai tuoi miglioramenti.

Quant’è difficile avere diverse band a cui pensare? Ci sono dei momenti che ti senti stressato e stanco di questa situazione?

Non ho mai, realmente, uno scoramento così forte a riguardo. Io e gli altri ragazzi del gruppo siamo vecchi abbastanza da sapere quando siamo in grado di gestire questo tipo di situazione e quando, invece, è meglio concentrarsi su qualcos’altro. Certo, qualche volta è davvero dura fare così tante cose contemporaneamente ma ciò può anche condurti oltre i tuoi limiti e darti l’energia extra che solo le situazioni di stress ti sanno fornire.

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Qual è la band che negli ultimi anni ha meglio rappresentato il genere doom?

Le due band che mi vengono in mente per prime sono i Reverend Bizarre e gli Warning. I primi hanno tirato fuori uno dei più grandi classici di ogni tempo col loro debut, e hanno continuato a comporre grande materiale anche nel resto della loro carriera. Gli Warning sono riusciti a creare uno dei più toccanti e bei monumenti di tristezza col loro “Watching From A Distance”. Entrambe le band hanno unito l’intera scena doom con la loro proposta, perché chiunque nella scena ha amato in questi anni la loro fedeltà, la loro purezza e la loro dedizione al doom.

Sai dirmi il nome di qualche giovane gruppo che ti ha realmente sorpreso ultimamente?

Ci sono molte band là fuori che meritano di essere menzionate. Ma gli ultimi in ordine di tempo che mi hanno favorevolmente impressionato sono stati Jex Thoth, The Devils Blood, Blood Ceremony, Orodruin, Apostle Of Solitude, Isole, Morrigan, Archgoat e i The Wandering Midget.

Perché band come la vostra non appaiono mai nei grandi festival, con molti generi diversi rappresentati, e suonate soltanto nei festival di metal classico e doom?

Perché noi apparteniamo a quella scena. Non facciamo molti concerti coi Dawn Of Winter, per cui ponderiamo bene quali sono le occasioni in cui vale la pena suonare. Non credo che saremmo molto adatti ad un grande festival con tutti quei tipici idioti che camminano attorno ai palchi guardando i gruppi per 2 minuti circa e poi vanno a vedersi un altro show.

Ritengo che il doom possa avere un grande potenziale commerciale, senza cambiamenti nel proprio sound, eppure esso rimane sempre un genere di nicchia. In che maniera si potrebbe rendere il doom più attrattivo per il pubblico di massa?

Onestamente, penso che la scena doom è così in salute perché il doom non è ascoltato da tanti, non ha successo con tutti, anzi! Il doom non è attraente per i musicisti e il pubblico che intende mettersi in mostra o farsi figo con le ragazze. Il doom è una genere fatto da e per le persone che riescono davvero a comprendere il mood e le sensazioni di questo stile, che capiscono la musica ed il messaggio che sta dietro alle canzoni. Spero che sia sempre così anche in futuro. Keep real metal and doom underground.

Quali sono i vostri programmi futuri?

Cominceremo a provare con i Dawn Of Winter già questa primavera, speriamo di riuscire a lavorare presto su dei nuovi brani, per non lasciare passare altri dieci anni tra un album e l’altro. Oltre a ciò, non abbiamo pianificato nient’altro per l’attività della band.

C’è qualche news sui side-project dei membri del gruppo?

Il nuovo lavoro dei Sacred Steel finirà di essere mixato nella prima parte dell’anno e spero esca quest’estate. Non so dirti nulla sulle prossime mosse dei My Darkest Hate, mentre io ho cominciato a suonare in una tribute band dei Saint Vitus, si chiama The Thirteenth Of Novembre, faremo soltanto cover delle canzoni dei Saint Vitus scritte con Scott Reagers in formazione. Dovrebbe essere un cosa divertente, dateci un occhio!
Grazie per l’intervista e il supporto!