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Disconnected

Primo tour europeo per i Disconnected, band incaricata di accogliere il pubblico nella super serata che ha visto come protagonista Mark Tremonti con il suo progetto solista, accompagnato dai Raven Age. Con il loro album di debutto “White Colossus”, la band francese è finalmente approdata sul suolo italiano, e noi di HeavyWorlds non ce li siamo fatti sfuggire. Ecco cosa hanno raccontato ai nostri microfoni:

Benvenuti su HeavyWorlds, e in Italia, ovviamente. Come vi sentite ad essere finalmente qui? E quali sono le vostre aspettative sul concerto di stasera?

(Ivan) Ciao ragazzi, e grazie a HeavyWorlds per averci accolto! È un piacere essere in Italia, alla fine siamo i vostri vicini. Sono stato spesso nel vostro paese, e l’ho sempre trovato affascinante. Per stasera ci aspettiamo di vedere una folla in estasi, e vedere tante persone in coda già da parecchie ore significa davvero molto per noi.

(Adrian) Sì, anch’io sono molto felice per stasera, perché la prima volta che vidi Tremonti ero proprio in questo locale a Milano.

 

Parlando del vostro album “White Colossus”, è interessante sentire una così grande varietà di stili e sonorità differenti. A quali band vi ispirate principalmente, sia per le parti vocali che per quelle strumentali?

(Adrian) Sono io che mi occupo delle parti strumentali. Il mio background musicale è composto principalmente da band come Alter Bridge, Dream Theater, Architects…

(Ivan) Per quanto riguarda le parti vocali, devi sapere che quando Adrian mi contattò per propormi questo progetto e chiedermi se potessi essere interessato, rimasi davvero affascinato dal suo lavoro. Prima suonavo in un gruppo chiamato “Heavy Duty”, col quale facevo un Alternative Metal più simile ai Five Finger Death Punch o agli Stone Sour, quindi con ritmiche e strutture più semplici. Ero solito a scrivere parti vocali molto efficienti, con ritornelli che tutti potessero cantare. Quello che ho fatto quindi è stato mischiare la mia esperienza con tante band che Adrian mi ha consigliato, e che non conoscevo. Parlo ad esempio di gruppi come Periphery o Architects: ho cominciato ad ascoltare roba di questo genere, e mi è piaciuta fin da subito. Da quel momento ho iniziato ad accrescere la mia conoscenza sui testi e a fonderla con ciò che già sapevo. Penso che alla fine ne sia uscito qualcosa di davvero interessante e personale, che dona alla nostra musica quel tocco di originalità di cui ha bisogno.

 

Come lavorate a questo progetto? C’è uno di voi che è considerato il leader della band che solitamente scrive la maggior parte dei pezzi, oppure mettere insieme tutte le vostre diverse influenze personali per scrivere queste canzoni?

(Adrian) Ho creato la band 5 anni fa, e quando ho cominciato ero da solo, così mi sono messo alla ricerca di musicisti. La vera svolta comunque è arrivata con l’ingresso di Ivan nella band.

(Ivan) Per farla breve, Adrian scrive tutte le parti strumentali e gli arrangiamenti, mi manda le sue bozze e io ci improvviso sopra. C’è una pratica che in Francia chiamiamo “cantare a yogurt”(anche se detta così in inglese non ha molto senso): si tratta praticamente di scrivere parole a caso, senza preoccuparsi di creare frasi di senso compiuto, in modo da lasciar libero sfogo al flusso di pensieri. Una volta che ho finito di lavorarci, rispedisco tutto ad Adrian, che mi dice cosa ne pensa. In sostanza quindi il processo di songwriting è strettamente legato a noi due.

 

C’è una canzone che amate suonare dal vivo in particolar modo? E perché?

(Adrian) Domanda bella tosta! Direi “Living Incomplete”, perché ho scritto questa canzone subito dopo aver perso un membro della mia famiglia, e mi trasmette davvero molte emozioni.

(Ivan) Sì, decisamente una domanda tosta! Penso che dipenda dal mood generale della serata: a volte ti accorgi che il pubblico ha molta energia da dare, e in quel caso si preferisco le canzoni più aggressive, mentre invece altre volte ti accorgi che il clima è più pacato, quindi prediligi qualcosa di più melodico o meno pesante. In generale comunque direi che la canzone che più tra tutte mi piaccia suonare sia “For All Our Sakes”, perché posso veramente spaccarmi il collo facendo headbanging! * risata generale *

 

Qual è stato il problema più difficile che vi siete trovati ad affrontare durante l’intera produzione del vostro album “White Colossus”? E come ne siete usciti?

(Ivan) Penso che il problema maggiore sia stato quello di programmare tutto e anticipare i lavori, perché abbiamo cambiato i musicisti durante il processo di creazione del gruppo, e non molto prima che cominciassimo le registrazioni. Abbiamo quindi dovuto cambiare i nostri piani registrando in tre studi diversi, è ciò ha veramente messo a dura prova i nostri nervi. Certo, i problemi sono stati tanti, ma alla fine il risultato è qualcosa di incredibile, e ne siamo davvero soddisfatti.

(Adrian) Il fatto è che abbiamo avuto molti problemi con i vari musicisti. Abbiamo suonato con persone delle quali ci fidavamo, e che alla fine hanno mollato.

(Ivan) Sì, esatto. Mi ricordo che ero su un treno partito da Montpellier diretto a Troyes per le prove, e proprio in quel giorno, giusto prima della prove, il batterista mi disse che avrebbe mollato. Sono venuto fin lì per niente!

(Adrian) Sì, e lo stesso è successo col bassista due mesi dopo!

 

Puristi o curiosi? Qual è la vostra opinione personale su tutti quei lavori di post produzioni che ormai sono sempre più presenti nei dischi Metal al giorno d’oggi?

(Ivan) È una domanda difficile perché a mio parere dipende molto dai gusti. Io ad esempio riesco ad apprezzare delle produzioni di vecchio stampo, perché mi ricordano la musica con la quale sono cresciuto, ma allo stesso tempo sono affascinato dalle produzioni odierne. Quando ascolti i lavori degli Architects capisci di essere davanti a qualcosa di davvero fenomenale. Ma allo stesso tempo continuo a sentire la stessa sensazione di essere preso a pugni in faccia quando ascolto album come “Far Beyond Driven” o altri dischi dei Pantera. Il fatto è che ci sono buoni e cattivi gruppi per ogni corrente musicale.

 

Cosa ne pensate della scena Metal attuale comparata agli anni passati? Pensate che questo sia il miglior periodo per il Metal (e per la musica in generale)? Oppure il peggiore?

(Ivan) Si potrebbe rispondere a questa domanda in parecchi modi. Direi che 20 o 30 anni fa era più semplice per le band riuscire a fare un po’ di soldi e vivere con ciò che facevano, ma erano molte di meno rispetto a quante ce ne sono ora. Oggi è meraviglioso perché con internet un sacco di giovani possono mostrare di che pasta sono fatti su YouTube e su Spotify. Ma allo stesso tempo è davvero difficile riuscire ad emergere, perché ci sono tantissime ottime band ed è difficile che tutte riescano a sopravvivere. Il fatto è che attualmente far soldi con la musica è piuttosto impossibile, e non si vendono più tanti CD, i quali una volta rappresentavano la maggior fonte di guadagno per una band. La chiave del successo oggi sono i tour: devi girare il più possibile per il mondo e provare a vendere il tuo merch. Ormai il futuro va in questa direzione.

 

Che consiglio dareste ad una giovane band Metal emergente?

(Ivan) Abbandonate! Non c’è abbastanza spazio per voi! * risata generale * Beh, c’è da dire che sono un po’ più vecchio degli altri, ho già passato i 40 e ho parecchia esperienza. Faccio musica a livello professionale da quasi 20 anni, e il primo consiglio che mi sento di dare ai ragazzi è semplicemente quello di concentrarsi sulle proprie passioni e di continuare a fare ciò che davvero amano. È questo il trucco, perché se cominciate a correre dietro al voler creare hype a tutti i costi, finirete per correre dietro a un’ombra. Dovete semplicemente guardare i maestri del vostro genere e cercare di apprendere più che potete, come ad esempio stiamo facendo noi ogni sera con Mark. E no, non dovete fare esattamente ciò che propone lui, ma dove semplicemente coglierne delle sfumature che si possono adattare al vostro stile e migliorarlo.

 

Avete tra i vostri piani altre date in Italia? Nel caso non ne aveste, vi piacerebbe tornare?

(Adrian) Si, decisamente. Ci piacerebbe tornare nel vostro paese: ottimo cibo, bel clima…

(Ivan) Il solito ciccione che pensa solo al cibo * risata generale * Ovunque si mangi bene puoi trovare la nostra intera crew. Abbiamo un detto in Francia che dice “È meglio invitarti a vedere un film piuttosto che invitarti al ristorante” perché davvero, mangiamo come dei maiali. Comunque siamo davvero felici di essere qui a Milano, e stasera avrete un piccola sorpresa: proverò a parlare un po’ di italiano per voi, perché quand’ero piccolo lo studiai un po’, quindi ho preparato un breve discorso che spero possa servire a stringere ancor di più il legame tra la folla italiana e i Disconnected.

 

Grazie mille, questa era la nostra ultima domanda. C’è qualcosa in particolare che vorreste dire ai lettori di HeavyWorlds?

(Ivan) Grazie per averci scoperto, spero che la nostra musica sia di vostro gradimento. Seguiteci, comprate il nostro merch, condividete i nostri video e supportateci come vi pare. Abbiamo bisogno di voi!

(Adrian) Grazie per questa intervista, non vediamo l’ora di vedervi sotto al palco!

Da HeavyWorlds per stasera è tutto, alla prossima!