Loading

Le difficoltà dell’underground

Anno nuovo, nuovo topic, ma stavolta non parlerò male della scena, anzi, cercherò di riflettere insieme a voi di una cosa che mi sta da sempre a cuore, cioè l’underground. Ora voi penserete che dirò le solite frasi fatte del tipo “non andate a vedere le band già “grandi” ma supportate l’underground”, ma no. Infatti voglio parlare delle difficoltà di entrare nell’underground, partendo dal creare la band, fino ad arrivare al parlare di come vivere l’underground in tutte le sue difficoltà.

E appunto cominciamo dalle difficoltà nel creare una band, perchè molti, spesso si arrendono già solo all’idea di creare alla band, ma perchè questo. Beh, ovviamente perchè tanti musicisti fanno generi ormai morti o quasi, quindi molti mollano già a questo punto, sapendo che dovrebbero fare un genere che prenderebbe poca gente o che addirittura non interesserebbe a nessuno, e ovviamente già partendo da questo l’underground trova una sua “malattia”, infatti è facile rendersi conto delle troppe band di un certo genere e pochissime di altri generi, quante volte vi è capitato che nella vostra città ci fossero solo serate con gli stessi generi, o in una serata ci sia una specie di “mischia” trai generi.

Un altro problema che spesso limita il nascere di band, che può essere collegato al problema dei generi è sicuramente quello dei musicisti. Infatti è facile rendersi conto di quanto sia difficile trovare musicisti che suonino un certo strumento di base, per poi aggiungere un’ulteriore difficoltà quando si tratta di trovare musicisti che vogliano stare in un progetto serio e che soprattutto sappiano cosa significa avere/stare in una band. Per rendersi conto di questo basti andare su qualche sito di annunci per musicisti, e vedere quante gente suoni un certo un certo strumento, di quanti sappiano cosa significhi suonare quello strumento e di come si stia in una band. In più, alle difficoltà che si hanno nel trovare un musicista si aggiungono varie caratteristiche che ogni band “pretende” per suonare, spesso anche caratteristiche semplici diventano molto difficili per alcuni. Per caratteristiche, intendo sia quelle a livello di strumentazione che quelle a livello di cultura dello strumento. Altre volte, questa difficoltà è amplificata anche da chi cerca una band e richiede di far parte solo di band che abbiano certe caratteristiche ( mi capitò di vedere gente che pretendeva di fare 4 concerti al mese, cosa impossibile in primis per una band emergente, e poi impossibile per come è messa l’attuale scene. E questa è sola una delle tante richieste assurde che vengono fatte ).

Nel caso della caratteristica a livello di strumentazione si apre un altro problema, quello economico. Sì perchè già a partire dalla strumentazione ogni singolo membro della band ha le sue difficoltà, non voglio dire assolutamente che per suonare in una band ci voglia chissà quale strumentazione perchè non la chitarra da 1000 euro, o la pedaliera super fornita o super batteria da chissà quanti euro, ma sta alla cultura dello strumento a fare il musicista, ma sicuramente almeno la strumentazione base è oppurtuna averla ( Per esempio, ci sono molti musicisti, che appunto per motivi economici non possono permettersi una batteria, e spesso, nella maggioranza di loro non sanno poi tenere il tempo ). Il fattore economico oltre alla strumentazione di un musicista colpisce, poi, più in generale tutta la band quando entra in campo la produzione di un album, il tanto odiato pay to play e tanti altri fattori che andremo a spiegare più in là nell’articolo.

Altro problema è il farsi conoscere, principalmente nei social per eccellenza per una band cioè facebook e youtube, ma quest’ultimi negli ultimi anni si stanno rilevando sempre meno affidabili per le band senza nessuna eccezione. Partiamo da facebook, infatti chi si avvicina per la prima volta al social per quanto riguarda il creare una pagina per promuovere la band si troverà davanti un’inutile modo per farsi conoscere, dove la pagina se non ci si potrà permettere il pagamento delle sponsorizzazioni sarà quasi impossibile avere i mi piace sulla pagina che vadano oltre quelli delle liste amici dei vari gestori. Stesso, o simile discorso per youtube, infatti quest’ultimo ultimamente ha rilasciato delle politiche che rendono limitato il lavoro delle band su youtube, band che spesso faticano ad arrivare a 1000 iscirtti ( numero utile per avere un minimo di visibilità ), e per quanto possano servire le visual sui vari video di certo non aiutano comunque, visto che nella maggior parte dei casi serve condividere il link del video su facebook che come abbiamo detto prima rende molto difficile la visibilità dei post. E quindi nel caso di questi due social cosa conviene fare per avere visibilità ? Spam, molto spam, ma lo spam ovviamente è punito da molti social, o stufano, spesso, il pubblico; ma c’è un social che nel suo piccolo si salva, parliamo di instagram, social che in confronto ai due citati prima è molto più aperto alle band, un social dove grazie ai vari hashtag da una visibilità della band al pubblico molto più allargata nel suo piccolo. Esatto, nel suo piccolo, infatti anche instagram ha i suoi difetti per le band, come la funzione “swipe uo” nelle storie, disponibile solo per chi ha più di 10000 follower e che la foto della band non vada tra le evidenze dei vari hashtag o generali se non ha un totale di like.

E quindi, cosa serve per farsi conoscere ? LIVE.

Scontato vero, per farsi conoscere serve suonare dal vivo, fare la cosa per cui un musicista nasce. Ma ormai anche fare live è diventato uno dei tanti modi per cui le band rinunciano ad andare avanti o non riescono a nascere, e questi problemi prendono anche le band internazionali che vengono in Italia. Infatti troppo spesso succede che band abituate ad esibirsi in locali più “in” in giro per il mondo qui in Italia arrivino e abbiano subito problemi per suonare live a partire dal tipo di locale in qui si trovano. E la colpa? Di chi è? Chi crea tutta questa difficoltà nel suonare live? Il problema è di tutti, band, pubblico e locali, ma ognuno di questi ha un suo livello di colpe, partendo proprio dai locali. Infatti i locali sono quelli che recano più difficoltà al pubblico e alle band, sia a livello di serate per tutti, sia a livello di distanze (ma in questo caso è colpa della città/paese dove si trova i locale). Per serate “per tutti” intendo il momento in cui in una certa scena ci sia varietà di generi, una scena dove tutti i gusti delle persone possano essere accontentati, e ovviamente non voglio dire che si debbano fare per ogni genere tantissime serate, ma che anche una sola serata al mese sia organizzata, perchè anche dove magari la scena di un certo genere è povera o non esiste si può far si di organizzare una serata, magari chiamando band di altre città, aiutandoli anche negli spostamenti, e questo sarebbe sicuramente uno dei tanti modi per far si che le band suonino live; e da questo possiamo parlare anche del numero dei locali in una città, che si può dividere tra locali dove è molto difficile suonarci (concetto che non dovrebbe esistere) e locali dove suonarci è una passeggiata e purtroppo in molte città il numero di locali dove è impossibile suonare è sempre molto alto, ma perchè questo? Preciso con il dire che solo la metà della colpa dei locali, l’altra metà va al pubblico che giustamente sceglie a quali serate andare a seconda dei gusti, come detto sopra. Quindi spesso i locali si soffermano sul far suonare grandi artisti che possano accontentare tutti quanti invece che fare serate, che nella maggior parte dei casi sono solo per uno spicchio della scena. Con questo posso introdurre un altro fattore, che è molto odiato, soprattutto dai musicisti, ma che spesso offre dei vantaggi legati a sacrifici, il così detto Pay to Play. Sistema che sì ha i suoi vantaggi ma che all’80% va  a rovinare molte band, ma per chi non sapesse cosa sia, spiego subito, molto brevemente. Il cosidetto “Pay to Play”, è un sistema che consiste appunto nel pagare per suonare, pagare il gestore del locale e/o l’organizzatore del concerto, e di solito questo sistema viene usato nel momento in cui una band voglia aprire ad un headliner di alto livello, qualsiasi esso sia (e, fidatevi, molte delle band che noi conosciamo, che ci vengono nei locali delle nostre città hanno dei prezzi da capogiro per farsi aprire ). Quindi, dove sono gli svantaggi? Prima di tutto entra in campo un fattore molto attaccato al pay to play, cioè quello delle agenzie di booking, che organizzando sempre più serate in una certa città finiscono per far “abituare” certi locali al lusso di avere sempre il pieno di gente grazie agli artisti di grande livello e quindi quei locali faranno in modo di organizzare solo serate tramite queste agenzie di booking ma dall’altra parte abbiamo band che non potendosi permettere di entrare nelle agenzie di booking o di pagare le cifre del pay to play saranno quasi costrette a suonare in locali non attrezzati per certi tipi di serate, con una non buona reputazione o arrivare proprio a non avere locali dove suonare se si è agli inizi ma solo locale dove si può suonare solo se si è molto avanti. Come dicevo in precedenza, però ci sono anche dei vantaggi in questo. Infatti molte agenzie riescono a dare parte del ricavato della serata/e alla band che ha usufruito del pay to play, molte band grazie all’aprire a band di grande livello riescono a farsi notare.

Se andiamo un po’ oltre l’inizio del paragrafo ho parlato di distanze; eh sì, un altro grande problema per le band sono le distanze dei locali, non tanto per la band stessa ma per il pubblico. Quante volte vi è successo di non poter andare a vedere una band perché il locale era troppo lontano da casa vostra o perchè era facile arrivarci ma dopo un concerto sembrava quasi di stare fuori dal mondo per colpa dell’assenza di mezzi inesistenti? Questo fattore però non è colpa dei locali, ma spesso è colpa della città che non si va a preoccupare di creare collegamenti adatti a quel locale.

Per concludere questo lungo articolo posso dire che è inutile, come spesso succede, dare la colpa a nuovi generi “non rock/metal” se molte band nuove non riescono a salire di livello, la colpa è anche della società che è cambiata. Società che vede chi fa il musicista come qualcuno che non abbia voglia di mettersi in gioco, che non abbia voglia di “farsi il culo” come chi magari lavora negli uffici, società che fa credere ad un musicista underground che lui sia un parassita. Questa società che ormai vede i musicisti come nullafacenti, e non risparmia nessuno, neanche i più grandi della musica attuale.