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Le tre categorie di metallari (parte 1)

Benvenuti a questo nuovo articolo che è parte di una trilogia dedicata alle tre categorie che frequentano la scena metal, e a come, secondo me possono essere identificate.
Prima di partire vorrei precisare che in questo articolo parlerò di come, attraverso esperienze personali (commenti sui social e conoscenze dirette), ho visto che si comportano queste persone e quali caratteristiche hanno, e cosa più importante parlerò solo “dell’estremismo” che c’è in queste categorie.
Le grandi categorie sono appunto tre; quelli chiusi, quelli aperti e chi è in mezzo, cioè quel tipo di metallari che ragiona a seconda della situazione, ma sono anche quelli che nella maggior parte dei casi hanno ragione.
Spesso queste persone risultano così chiuse o aperte anche nella vita di tutti i giorni, ma io mi limiterò a parlare solo della parte musicale.
E partiamo subito con la prima categoria, cioè i metallari chiusi.
Questa categoria, almeno nella sua componente estremista, è composta prevalentemente da “anziani”, che vengono dagli anni ’80, o sono passati per anni ’80, a cui possiamo aggiungere giovani che vengono influenzati dagli “anziani”. Possiamo aggiungere anche una sottocategoria estremista, che non ha un vero e proprio nome, ma se proprio vogliamo darlo potremmo chiamarli “i 50enni del rock e del metal” (si proprio quel tipo di 50enni, sapete quelli che si inviano le catene su whatsapp e i buongiornissimo), che si limitano a comportarsi come i metallari chiusi ma limitandosi alle 3 / 4 band mainstream, ma ne parleremo più tardi.
Come le altre due categorie queste persone hanno delle idee specifiche, molte delle quali vengono dalla “disperazione” circa il fatto che i loro generi preferiti non siano più tanto popolari, o che ai loro generi preferiti se ne siano sommati altri. Queste idee con l’avvento dei social sono state ingigantite e passate ai giovani che le hanno fatte diventare delle vere e proprie regole non scritte. Di queste regole ce ne sono molte, alcune molto stupide e altre su cui ci si può ragionare più a lungo ma arrivando alla conclusione che siano senza una logica. Nominerò quelle che mi hanno stupito e stupiscono di più ancora oggi.
La più comune è sicuramente l’odio verso il metal moderno, quello che va dall’inizio degli anni ’90 ad oggi, con la scusa del “ha rovinato il vero metal” oppure “se ascolti metal non puoi ascoltare altri generi”, ma spesso in questo grande calderone di generi moderni finiscono anche delle band che pur facendo generi più amati dalla vecchia scuola vengono odiate per il semplice fatto di essere giovani e quindi di non capire cosa è il “vero metal”. Quali sono questi generi? Beh, oltre a tutti quelli che finiscono per “core”, quelli, come detto più moderni (nu metal, folk metal), vengono aggiunti quelli dei vari revival, principalmente i due revival, thrash e glam, due generi che all’apparenza dovrebbero essere apprezzati visto che facevano parte degli anni ’80, ma come detto in precedenza sono fatti da giovani, che spesso come ogni musicista che si rispetti cerca di inserire influenze più recenti, ma mantenendo al 90% il genere di base. Questa idea è ancora più profonda. Infatti alcuni non accettano neanche alcuni generi più vecchia scuola. Ne è un esempio il Glam/Hard Rock, spesso denigrato per colpa del successo che ebbe in quegli anni, togliendo le luci alla scena thrash, altro genere che era molto popolare in quegli anni. Questo ha portato ad una vera e propria “guerra”, che viene ancora oggi portata avanti, cioè glam vs thrash, che precisamente rappresentava i ricchi (cioè i glamster, quelli che riempivano arene a ogni data, che venivano passati sempre in radio e a cui tutte le donne puntavano), contro i poveri (i thrasher, con band che solamente in caso di grandissimo successo potevano riempire arene e  passare in radio); di questi poveri facevano parte altri generi che vivevano le loro primissime ondate, come il death e il black. Negli anni però questi due principali generi andarono in decadimento (uno dei tanti esempi sono i Metallica che cambiarono completamente per diversi album, ritrovando il loro genere originario nel 2009),  dove neanche band che ebbero molto successo riuscirono a salvarsi e a risalire, mentre altre trovarono il definitivo decadimento. E solo grazie alle varie ondate revival molte band dei due generi, anche le veterane, riuscirono a trovare spazio. Ancora oggi questa battaglia va avanti, purtroppo, anche grazie alle idee degli anziani.
Collegandosi all’idea dei ricchi vs poveri possiamo introdurre un’altra idea dei metallari chiusi, quella che per fare metal si debba per forza fare anni e anni di gavetta e avere molte difficoltà.
Cosa intendono per gavetta ? Intendono esibirsi in locali piccoli, davanti a massimo 30 persone, senza essere pagati e senza avere supporto, e guai a trovare una qualche opportunità per essere “facilitati” nella carriera. Diciamo che tutto questo discorso rappresenta il classico ragionamento che si sente spesso del “quella band non mi piace perché sta avendo successo troppo in fretta”, o per essere più riassuntivi rappresenta la parola “venduti”. Appunto la parola “venduti” è accostata a molte band che hanno il solo “peccato” di guadagnare facendo musica, ma non parlo del guadagno attraverso il merch (inteso come maglie, CD, ecc… ), ma del guadagno che hanno quando lanciano per esempio catene di abbigliamento, quando nel merch appaiono cose non autorizzate dalle regole non scritte del metal (diciamo che già una tazza non è autorizzata). Altro motivo, uno dei tanti, per il quale si usa la parola “venduti” verso le band è guadagnare attraverso i tour facendosi aprire da band poco apprezzate dalla scena (come se fosse il fandom a decidere cosa deve e non fare la band). Insomma uno dei problemi del metal, secondo queste persone, è il fatto che le band pensino anche ai soldi, cosa che succedeva anche nei tanto amati anni ’80.
Altra caratteristica di questa grande categoria è il loro comportamento ai live, infatti hanno un pensiero di live molto “arretrato”. Spesso le polemiche sono capricci, ma diversi a seconda se a farli sono i metallari chiusi oppure se a farli sono quei 50enni a cui vi ho introdotto.
Farò due esempi, uno citando il concerto degli Slayer del loro “tour d’addio” per quanto riguarda i capricci dei vecchi, mentre per i capricci dei “50enni” nominerò la mia esperienza in un live ben preciso, quello dei Guns ‘N’ Roses ad Imola nel 2017 , a cui sono stato.
Partiamo dai capricci dei vecchi. Come sapete tutti il concerto “d’addio” degli Slayer si terrà a novembre, al chiuso, in un palazzetto con anche posti a sedere, ma le polemiche sono state molte, e inutili, anche di molto. Polemiche sul fatto che a novembre il live di una band metal del livello degli Slayer si faccia al chiuso (ripeto, si farà a novembre, con il freddo). Altra polemica è quella secondo la quale i promoter siano stati stupidi  e senza “amore per il metal” (più o meno è questo il loro pensiero) perché hanno osato mettere a disposizione dei posti a sedere in un concerto metal.
Gente, è inutile che mi metta a spiegare cosa ne penso, credo che possiate capire da soli dove la loro “nostalgia” si sia spinta, anzi neanche è nostalgia, ma semplicemente far valere in ogni caso il loro ascoltare metal da più anni.
Per quanto riguarda certi 50enni, quelli sono ancora peggio, con ragionamenti che spesso risultano meno intelligenti di quelli dei metallari chiusi. Infatti nel 2017, sia attraverso i social che attraverso il contatto diretto, una volta alla location vidi l’epopea dell’ignoranza circa come si viva un live con molte persone. Infatti ovunque si poteva vedere gente che superava la fila, alcuni con la scusa del “ho comprato il biglietto per prima e ho diritto di stare davanti”, altri cercavano il litigio con i giovani nei peggiori modi, superando, spingendo durante il concerto, e alcuni anche toccando le ragazze per poi lamentarsi sui social scrivendo classiche frasi del tipo “i giovani di oggi non hanno idea di come si vivono i concerti”. Anche in questo caso non lascio nessuna spiegazione, credo sia alla vista di tutti il degrado che serpeggia nei ragionamenti di questa gente.
Ultima caratteristica, ma che riprende la frase “se ascolti metal non puoi ascoltare altri generi”, è quella di sentirsi superiori a chiunque, per esempio sentirsi superiori rispetto a qualcuno che ascolta rap/hip hop, o rispetto a chi sente altri generi più moderni, e spesso questa gente si basa su ricerche scientifiche della serie “chi ascolta metal è più intelligente di altri” (ma credo che viste la varie caratteristiche non sia proprio così). Come se ascoltare metal ed essere metallari sia come far parte di un club esclusivo per pochi e dove sentirsi superiori rispetto ad altri che magari non ascoltano metal per gusti personali.
All’inizio dell’articolo ho detto che avrei parlato di certi 50enni (visto che hanno caratteristiche ancora peggiori), ma non serve che io vi spieghi quali siano queste caratteristiche, basta che voi prendiate quelle elencate per i metallari chiusi e le peggioriate ulteriormente, limitandole alle 3 o 4 band mainstream  (che cambiano a seconda di come vengono in Italia), aggiungendo il finanziare cover band con motivi come “beh dai sono brav,i è come stare al concerto di * aggiungere nome di band mainstream*”.
Per concludere vorrei precisare in primis che con questo articolo non voglio dire che chi ascolta metal vecchia scuola sia stupido e non capisca niente di musica, anzi, meno male che esiste questo tipo di persone, anche perché molte di loro sono anche aperte, e come ho detto in questo articolo si parla solo degli estremisti, di chi ne fa una vera e propria crociata, e di chi stenta a capire come sono cambiate le cose. Lasciatemi dire anche che, spesso, molti  generi o band vengono “denigrati” o, come detto, considerati mainstream, per il fandom che hanno: per esempio, io non sono assolutamente fan degli Iron Maiden, ma non per loro (per qualche canzone li considero grandi artisti), bensì per il fandom che hanno dietro, un fandom che non accetta nulla al di fuori di loro e che stenta addirittura ad accettare che ci siano band di supporto durante i loro concerti.
Con questo la prima parte di questa trilogia è finita, e nel prossimo articolo si parlerà invece dell’estremismo dei metallari troppo aperti.