Se tutti gli anni iniziassero in questo modo, di sicuro, non si potrebbe che gioire.
16/01/2019 ore 19:20. Serata fredda a milano, o almeno al di fuori dell Alcatraz, perché quello che succederà da lì a poco, sarà in grado di scaldare l’anima.
Purtroppo per via di un incidente non siamo riusciti ad assistere al concerto dei Wolves In The Throne Room, al nostro arrivo troviamo infatti il palco già pronto per i padri del death Metal Melodico; cala il sipario e si aprono le danze infuocate di un live che sicuramente non ha lasciato il sottoscritto indifferente.
AT THE GATES
I nostri non prendono mezze misure ed accolti da un boato collettivo, toccano le prime note di “To Drink From The Night Itself”: parte il pogo, partono le prime corna al cielo, si sente che i musicisti sono carichi ed hanno una gran voglia di buttare giù l’Alcatraz, ed il merito è anche del tecnico che ha mixato i suoni egregiamente.
Da sottolineare, oltre alla precisione della band in generale, la performance del signor Tompa, che a differenza dell ultimo live a Verona (Rock the Castle 2018), sembra aver ritrovato parte della voce.
Il sottopalco è un inferno e non può che scaldarsi ulteriormente dopo il riff di chitarra storico della magnifica “Slaughter Of The Soul”. Cinque pugni al vuoto da parte di Tompa a simulare il crash e si parte: “GO“, impossibile non muoversi con un classico del genere, impossibile non avere un senso di nostalgia per i veterani, la title track dell ononimo album del 1996 è come uno tsunami, i cori si alzano e le birre volano, il pubblico è totalmente preso dallo show “senza trucchi nè inganni”, in puro stile old school che i maestri di Goteborg stanno regalando.
Piccolo sorriso da parte di Tompa e si riparte, con la terza titletrack dello show, “At War With Reality” che con le sue linee melodiche lascia un attimo di respiro a chi sta nel mosh.
Si ritorna a “To Drink From the Night Itself” con “A Stare Bound In Stone” seguita da “Cold”.
Il pubblico ne vuole di più, e dopo un piccolo “break” con “El Altar Del Dios Desconocido” (intro dell album “At War With Reality”), parte “Death And The Labyrinth” seguita da “Heroes And Tombs” (entrambe provenienti da “At War With Reality”). La metà concerto è passata, ma non si vedono facce stanche sui volti dei presenti, è dunque la volta della famosissima “Suicide Nation”. Tompa vuole i pugni e le corna alzati al cielo, vuole vedere cosa il metal è capace di fare, ed anche noi da davanti al palco, riusciamo a captarlo, grazie ai volti pieni d orgoglio dei 5 musicisti, che per quanto impegnati nel loro lavoro, si lasciano sfuggire sguardi e sorrisi di consenso alla platea.
Il mix degli ultimi 3 album è calibrato bene, segue “Daggers Of Black Haze”, “The Book Of Sand” e l’acclamatissima “Blinded By Fear” prima figlia del melodic death metal, introdotta dal suo leggendario intro meccanico; Tompa è girato di schiena, ed ha il pugno alzato, sa quello che sta per succedere, sa che questa sarà la penultima fatica del pubblico e vuole dare il massimo…SI PARTE, quattro colpi di crash e si alterna charlye-rullante, Anders ci da dentro, cosi come le plettrate alternate di Martin e dei due Jonas, il pubblico è estasiato, il pogo si inferocisce e gli headbangers muovono il collo come fosse un elica d aeroplano, si vedono le prime persone crowdare, si vede il metal.
Sad but True… Ultima canzone e come buona parte dei loro ultimi concerti, decidono di chiudere con “The Eternal Night” (ancora da “At War With Reality”). Uno ad uno i musicisti se ne vanno, tra saluti e corna, rimangono solo Anders e Jonas che continuano con l’ultimo giro della canzone in loop, l’emozione è tanta e vederli uscire rattrista leggermente la platea, si spengono le luci per qualche secondo e il concerto, purtroppo, è finito.
Gli svedesi escono per un ulteriore saluto e per regalare qualche cimelio ai fans, prima di uscire per l’ultima volta dal palco tra saluti ed applausi, coscienti di aver mosso qualcosa, grazie ad un concerto degno del loro nome.
BEHEMOTH
Usciti gli At The Gates viene tirato su un gran telo a “coprire” il palco, il sottofondo musicale sembra un estensione dell intro di “Solve” (tratto dall’album “I Loved You at Your Darkest”) e seguirà per circa mezz’ora, anche se interrotto per pochi secondi da quello che secondo me è stato un errore tecnico.
Toccherà ai Behemoth fare di meglio degli ATG, ed il pubblico, già caldo, non vede l’ora.
Si spengono le luci ed inzia quello che sarà un vero e proprio spettacolo.
Sul telo nero vengono proiettate delle immagini, tra le quali, la più coinvolgente, è sicuramente quella della penisola italiana con una croce rigorosamente rovesciata al centro.
Cade il telo e si parte per una nuova battaglia.
Si parte con una piccola sequenza di doppio pedale ed i nostri con delle maschere scheletriche sul volto: è “Wolves Ov Siberia” (I love You at Your Darkest). I quattro polacchi fanno suonare i loro strumenti, anche se devo dire l’audio non è dei migliori durante questo show, difatti, ho sentito la voce e la batteria (salvo per il doppio pedale triggerato) sottotono.
Il pubblico è frenetico, e la scaletta sarà un miscuglio di brani vecchi, con un certo spazio maggiore rivolto al nuovo album.
Tolte le maschere e messi i soliti cappucci si parte con “Daimonos” e tra fuochi ed effetti di luce lo show si costruisce da solo. Nergal come sempre è molto concentrato sulla sua chitarra e sulla parte scenica dello show, sa il fatto suo e sa come prendere il pubblico.
Si susseguono pezzi come “Ora Pro Nobis Lucifer, “Bartzabel” e “Ov Fire And The Void”, che con il suo fantastico intro in tremolo picking e doppia cassa seguito dai blast beat, riesce a farci trasportare in un universo oscuro dove regna il chaos.
A seguire una delle canzoni più attese della serata “God=Dog”, annunciata da qualche fan con un susseguirsi di bestemmie. Il concerto continua a gran velocità e dopo una grandissima “Conquer All” ed una maligna “Ecclesia Diabolica Catholica” arriva “Decade Of Therion”, uno dei pezzi a mio avviso più belli della band polacca; il pogo è assurdo, i corpi volano sulle teste altrui, non si vede niente e il gioco di luci rende il momento bellissimo.
Si arriva alle ultime tre canzoni prima della (prima) uscita del gruppo, “Blow Your Trumpets Gabriel”, “Slaves Shall Serve” e “Chant for Eschaton 2000”, dove Nergal si butta davanti al pubblico.
Le luci si spengono, passa qualche secondo e rieccoli… in nuove vesti, allora via con “Lucifer” e “We are The Next 1000 years”, fino all ultimo assaggio del nuovo album, nonchè ultima canzone della serata (dopo un doveroso cambio di vestiario) ecco i Behemoth nuovamente sul palco, ma con una differenza, tutti e quattro hanno in mano un tamburo, ed a bordo palco, sono pronti a suonare “Coagvla”.
Pochi i saluti, ma anche qui non mancano di soddisfare i fans con qualche lancio di plettro.
Il concerto è finito e tra facce distrutte e persone poco sobrie, scorgo però qualcuno abbracciarsi o darsi il cinque: la magia del mosh, che sa unire sconosciuti solo grazie ad una passione comune.
Una serata veramente bella, peccato solo per l’audio non proprio perfetto durante il concerto dei Behemoth.
Si va via con la speranza che questo sia stato solo il primo di una lunga serie di gran concerti di questo 2019.
Never again
My tired eyes have seen enough
Of all your lies
My hate is blind