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Nightwish + Beast in Black @ Forum di Assago, Milano, 04/12/18

È il 4 di dicembre e a Milano c’è un certo fermento. Ad un anno di distanza dall’annuncio della loro data italiana i Nightwish finalmente approdano al Forum di Assago per festeggiare con noi i 20 anni di carriera, accompagnati dai connazionali Beast in Black. Questo Decades Tour è un appuntamento da non perdere per i veri amanti della band, un’occasione speciale che riporta sui palchi di America ed Europa brani scelti da tutti i dischi storici del gruppo, anche quelli che per diversi anni erano stati esclusi dalle setlist. Un’opportunità per i fan veterani di spolverare i propri ricordi e per quelli nuovi di vedere i Nightwish alla loro massima potenza. Il palazzetto forse non sarà pieno da scoppiare e infatti il concerto non è sold out, ma all’interno l’affluenza è notevole e l’atmosfera che si percepisce è quella di trepidante attesa.

Beast in Black

È il momento per i Beast in Black di aprire le danze. Il quintetto finlandese, nato nel 2015 per volontà di Anton Kabanen ex chitarrista dei Battle Beast, è per molti ancora una novità, mentre quelli che già li conoscono sono curiosi di saggiare le loro capacità in sede live. Anche se si tratta di una band in campo da poco tempo, i Beast in Black si sono fatti strada in fretta e piuttosto facilmente a colpi di power metal, con una formula che osa rielaborare un genere già trito e ritrito. Rimescolandolo un po’ di heavy metal con sfumature symphonic, pescano dall’hard rock più classico ritornelli catchy, trovano spazio anche per soluzioni di puro virtuosismo musicale. La loro scaletta propone estratti dal loro ultimo e per ora unico album “Berserker”, di cui il brano in apertura “Beast In Black” ci avvisa: “the beast is back”. Il frontman Yannis Papadopoulos è un cantante coi fiocchi, sprizzando energia da tutti i pori è in grado di mantenere viva l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello show, grazie anche all’aiuto di alcuni gruppi di fan sparsi nell’audience, che fanno notare la loro presenza. Della loro performance ci colpisce “Crazy, Mad, Insane”, il cui titolo è quasi già una descrizione sufficiente, perché è il pezzone su cui saltare e cantare a squarciagola, dal sound quasi pop anni ’80 e del quale non ci dimenticheremo facilmente. Il singolo “Blind and Frozen”, già famoso sul web, è la ciliegina sulla torta che scatena focolai di entusiasmo tra la folla sotto il palco. Sul finale, l’aggressiva “End of the World” è la giusta conclusione di un’esibizione che sarà durata anche (purtroppo) poco, ma che certamente ha lasciato il segno.

Nightwish

Dopo una mezz’oretta di attesa, puntualissimo lo schermo si illumina e veniamo esortati da una voce a prepararci allo spettacolo in arrivo, in particolare a rinunciare per due ore alla schiavitù digitale di questa era, a non utilizzare telefoni ed apparecchi elettronici per goderci al meglio lo show. Del resto, è una richiesta ragionevole. Stiamo andando indietro di ben 20 anni, quando i telefoni cellulari non si usavano ai concerti, dunque…Siamo pronti per affrontare questo viaggio nel passato?

Dopo un concitato conteggio alla rovescia compare Troy Donockley che sulle note della romantica “Swanheart” ci introduce a ciò che sta per succedere…e se appunto avevamo anche pensato di essere pronti, ci eravamo sbagliati alla grande. Quando infatti la band attacca con “Dark Chest of Wonders”, uno dei pezzi più amati di sempre, seguito da “Wish I Had An Angel”, il forum è tutto un’esplosione. L’impatto visivo è incredibilmente stupendo: mentre il maxischermo crea scenografie suggestive, le fiamme degli effetti pirotecnici avvolgono letteralmente il palco, ricreando la cornice perfetta per dei carichissimi Nightwish, particolarmente in forma nonostante provengano ormai da un lungo tour. Così, già dai primi brani è chiaro come ci aspetti una serata molto speciale, ricca e succulenta. Dopo il riscaldamento iniziale è infatti il turno di “10th Man Down”, una chicca per tutti gli intenditori della band, seguita dall’appassionata “Come Cover Me” e dalla mozzafiato “Gethsemane”. Le magiche immagini che scorrono sullo sfondo ci trasportano in un’altra dimensione; anche le pedane sul palco sono dotate di schermi, così che il batterista Kai Hahto paia fluttuare al centro della scena, tra Troy e l’inconfondibile figura di Tuomas Holopainen, iconico dietro le sue tastiere.

Andiamo un po’ avanti nel tempo, allietandoci con il più recente e armonioso “Élan”, ma subito dopo “Sacrament of Wilderness” ci catapulta di nuovo indietro, mentre sullo sfondo si stagliano lupi selvaggi e montagne innevate al chiaro di luna. Arriva il turno di “Dead Boy’s Poem” e ci caliamo in una contemplazione quasi estatica, rapiti dalla delicatezza di questa canzone e dal melodioso canto di Floor Jansen. Alla fine di questo malinconico pezzo, tuttavia, la band si sposta su un livello leggermente diverso. Sì, perché oggi non c’è scampo per nessuno, i Nightwish ci coinvolgono in un incessante trasporto di emozioni diverse, in continue variazioni musicali e così, con un brano strumentale molto fresco, ci conducono allegramente alla fantasiosa “Elvenpath”, uno dei momenti più attesi della serata.

A questo punto, passando al più recente album “Imaginaerum”, il concerto si trasforma in una vera e propria festa, perché con “I Want My Tears Back” c’è uno scoppio di euforia: la folla salta, sugli spalti non si smette di battere le mani a tempo e sulle allegre parti strumentali c’è gente che nel parterre sta letteralmente ballando a braccetto. Un crescendo festaiolo che raggiunge l’apice sulla bombastica “Last Ride of the Day, quando non solo il pubblico, ma anche la band, è ormai irrefrenabile. Del resto, lo dice il testo del brano stesso che la bellezza di questo viaggio ha raggiunto altezze incredibili (“The beauty of this ride ahead such an incredible high”).

E proprio come su una montagna russa andiamo su e giù e ci ritroviamo di nuovo di parecchi anni addietro, nel lontano ’97, per riascoltare “The Carpenter” eseguita da Troy e Floor in un duetto delizioso, passando poi per “The Kinslayer”, che solenne e coinvolgente ci permette di godere pienamente del lirico della cantante e di tutte le sfumature interpretative della voce del bassista Marco Hietala. Se già eravamo meravigliati delle doti canore di questi vocalist, non finisce qui, perché ci viene servita un’esecuzione squisita della rapsodica “Devil & the Deep Dark Ocean”, che è davvero un capolavoro teatrale. È proprio su questi brani ripescati dal passato che la musa Floor può sfoggiare tutto il range delle sue capacità: domina tutti i brani con la sua ben risaputa maestria e riesce a rendere anche i pezzi più vecchi in modo personale, senza proporne una mera copia. Forse su alcuni brani avremmo voluto sentirla più in stile opera, ma tanta è l’energia della sua voce, che in ogni caso ne restiamo sempre incantati.

Subito dopo la band concede un attimo di pausa all’intensa esibizione affrontata fino a quel momento, per permettere alla security di aiutare chi nelle prime file del parterre si è sentito male, dove la situazione pare essere davvero bollente. Floor approfitta del momento di pausa per un breve ma toccante ringraziamento. Ci racconta come i fan italiani siano sempre molto calorosi ed affettuosi, di come ogni volta portino alla band doni di ogni tipo. Un ringraziamento particolare va ai ragazzi del fan club ufficiale italiano Nightwishers che per celebrare questo anniversario si sono spinti oltre e unitisi in un progetto davvero speciale, hanno collaborato tutti insieme per poter chiamare una stella col nome della band. La commozione del gruppo è evidente e i ringraziamenti a tutti i fan italiani sono sinceramente sentiti.

Torniamo nel pieno del live con la ultrafamosa “Nemo”, cantata da tutto il pubblico, poi una massiva ed infuocata “Slaying the Dreamer” ci travolge tutti in pieno e mentre Emppu Vuorinen ci delizia con le sue schitarrate, il brano cresce sublimandosi su un finale superbo.  Ci avviciniamo alla conclusione della serata e l’atmosfera muta, si fa eterea. Scende il buio e sul maxischermo compare un incantevole cielo stellato, sul cui sfondo spicca in solitario Tuomas, che dopo un momento di raccoglimento ci dedica attimi di pura meraviglia quando attacca l’intro di “The Greatest Show on Earth”, che nonostante la sua lunghezza è da sempre ben accolta. Un excursus di melodie e tensioni che rapisce tutti dall’inizio alla fine. Il canto di Floor è come quello di una sirena, l’accompagnamento di Marco sempre accattivante, un perfetto connubio in climax che esplode quando tutti cantano in coro a squarciagola “we were here”. In chiusura, a salutarci come un abbraccio appassionato c’è “Ghost Love Score”. Che dire, che l’abbiate già sentita o no dal vivo, la sua potenza emanata in sede live lascia sempre di stucco; non possiamo fare altro che ascoltare ammirati la perfetta esecuzione e commuoverci su un finale entusiasmato sotto una pioggia di coriandoli rossi.

E così cala il sipario, lasciandosi dietro uno spettacolo che è stato animato, caloroso, emozionante. C’è da sottolineare anche che il riarrangiamento di cui i Nightwish hanno fatto uso per rinfrescare i brani più vecchi è stato molto efficace, permettendogli di ottenere un sound più omogeneo tra tutti i pezzi della scaletta. La setlist forse non corrisponde a quello che avrebbero scelto i fan per rappresentare al meglio la carriera della band e ci è mancata la presenza di qualcosa ripescato dal disco “Dark Passion Play”, non incluso nell’elenco. Alla fine, la selezione dei brani ha comunque accordato sia i fan di lunga data, che hanno potuto gongolare un po’ sulle passate glorie, sia coloro che erano lì per vedere la band per la prima volta.

È scontato stare a ribadire ciò che ormai dopo 20 anni di carriera è ben ovvio. Nightwish significa musicisti di alto livello, scenografici live da lasciare a bocca aperta, puro spettacolo e musica di qualità. In ogni caso il messaggio che ci hanno lasciato questa sera è chiaro: anche se di tempo ne è passato e i Nightiwish sono già considerati una band storica, il loro percorso non è ancora giunto al capolinea. Perché lo abbiamo capito, la band ora è al massimo della sua forma e da qui in avanti non si potrà far altro che diventare ancora più grandi. Perché i Nightwish in tutti questi anni di carriera sono stati dei mutaforma, ma sotto sotto sono sempre rimasti gli stessi e la passione palpita ancora forte dentro di loro. Così non ci resta che concludere allo stesso modo in cui si è chiuso il concerto del 4 dicembre, con le parole finali di “The Greatest Show on Earth”, che ben riassumono ciò che è stato detto fino ad ora:

“From the simple a beginning endless forms most beautiful and most wonderful have been and are being, evolved”.