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AVATAR – Subject Of The Same Suffering

Generalmente quando mi avvicino a dei gruppi che vengono definiti metalcore cerco di sbrigare la faccenda nel modo più rapido ed indolore possibile, seguendo il vecchio adagio “via il dente, via il dolore”. In realtà gli Avatar del metalcore laccato e ciuffoso hanno ben poco, meglio dire niente, in quanto suonano del roccioso e grintoso melodic death di chiara ispirazione svedese.

I cinque rumeni (nazione che generalmente di metal esporta ben poco!) hanno realizzato un album che definirei tranquillamente onesto, suonato discretamente e con esperienza, non particolarmente innovativo ma con spunti interessanti che tengono abbastanza alto il livello d’attenzione da arrivare fino all’ultima traccia senza che sopraggiunga la noia. Sostanzialmente siamo dalle parti dell’ormai consueto Göteborg sound pur se con una voce maggiormente cattiva degli ultimi In Flames e Dark Tranquillity; infatti il punto di riferimento per Marius Popeanga sembra essere il sempreverde Tompa con un cantato che si alterna piacevolmente tra growl cavernoso e screaming acuto ma non troppo abrasivo. Notevole soprattutto il lavoro del bassista il cui operato svetta in mezzo a due chitarristi sì tecnici e veloci ma terribilmente derivativi; il buon Catalin Brinzan invece ha un suono decisamente più orientato verso il thrash ed il groove e crea notevoli impalcature ritmiche per i brani che altrimenti sarebbero un po’ fiacchi. Altro elemento che spinge questo “Subjects of the same suffering” oltre una risicata sufficenza è il mixaggio ad opera del guru Tue Madsen. Purtroppo il danese non si è occupato delle registrazione e quindi non ci troviamo di fronte ad un capolavoro come “The dead eye” ma il suo lavoro si sente pesantemente nei suoni, in particolar modo la pulizia generale delle chitarre e la potenza della base ritmica. Poco altro da dire, se non di skippare assolutamente la prima traccia “To kill a king” in cui gli Avatar tentano un approccio thrash che assolutamente non è nelle loro corde. Per il resto l’album scorre abbastanza piacevolmente fino ad arrivare alla conclusiva “Unborn progenies”, brano veramente riuscito ed apprezzabile con un buon breakdown e un riuscito inserimento di uno spoken word di ignota voce femminile sulla coda finale strumentale.

Come già detto in precedenza “Subject of the same suffering” riesce a raggiungere la sufficenza e anche qualcosa di più, ma sarà un album apprezzato solamente dai dipendenti di swedish death delusi dalle virate più soft delle loro band preferite. Compitino eseguito bene ma nulla di più in sostanza.

  • 6,5/10

  • AVATAR - Subject Of The Same Suffering

  • Tracklist

    1. To kill a king
    2. Neverending eclipse
    3. Psycho ballet
    4. My fortress is down
    5. Pendulum
    6. Blood fountains
    7. Smile of the bellringer
    8. Unborn progenies


  • Lineup

    Dan Scurtu: chitarra
    Catalin Brinzan: basso
    Marian Calin: batteria
    Cata Diaconu: chitarra
    Marius Popeanga: voce