Ognuno di noi credo abbia, in ambito musicale, qualche artista non famosissimo che lo ha colpito in modo particolare e del quale segue la carriera con curiosità, sperando magari un giorno di vedergli fare il grande salto; uno di questi, per quel che mi riguarda, è la nuova cantante dei Burning Point, Nitte Valo ( Vaska il nome originale).
Nitte salì alla ribalta qualche anno fa con l’album d’esordio dei Battle Beast (che vi raccomando di recuperare assolutamente), sfoderando una voce e una prestazione eccezionali; la sua non è la classica voce che ci si aspetta da una tipica cantante scandinava, bensì un timbro molto particolare, alto ma potente e leggermente roco, tanto da guadagnarsi, tra gli addetti ai lavori, il paragone al femminile con il grande R.J. Dio.
Lasciati i Battle Beast dopo un solo album (complice anche una gravidanza), dopo un periodo lontano dalle scene, eccola tornata come frontwoman dei Burning Point, capitanati da Pete Ahonen fondatore, compositore, chitarrista e fino al penultimo album anche voce della band; veniamo ora ad analizzare il risultato del cambio di rotta avvenuto con questo sesto lavoro.
Il loro stile è un melodic power metal di cristallina provenienza nordica; i nostri amici finlandesi prendono a piene mani ispirazione dai capisaldi del genere, anche se si avvicinano di più al modello svedese (Hammerfall) che ai conterranei Stratovarius o Sonata Arctica; ma poco importa, quello che emerge invece è che nonostante l’impegno e la nuova soluzione canora, il risultato è simile a quanto già proposto in passato dalla band, cioè un solidissimo disco fedele ai canoni del genere e che non va più in là di un onesto lavoro ben suonato e confezionato ma poco ispirato nel complesso. Le composizioni sono ben strutturate ma, a costo di ripetermi, quello che dà veramente qualcosa in più a questo disco è la voce di Nitte Valo che in alcuni brani regge da sola l’intera esecuzione; non mancano gli spunti veloci degni di nota come l’opener “Master Them All”, “Chaos Rising” e “The King Is Dead, Long Live The King” dove l’ugola di Nitte dà prova di essere forgiata nell’acciaio; belli alcuni mid tempo, che rappresentano la maggioranza del CD, come “My Spirit”, “The Lie” e “Lost In Your Thoughts” dove è ancora la voce a farla da padrone; si chiude con la bonus track “Metal Queen” cover di un famoso brano di Lee Aaron.
Concludendo, l’acquisto di Nitte Valo ha sicuramente dato nuova linfa e qualità ai Burning Point, ma non ha risolto i loro problemi di fondo di sfornare nel complesso buoni prodotti, ma che a livello compositivo non gli permetteranno sicuramente di emergere più del dovuto.
Senza la voce di Nitte togliete pure un punto dal voto finale.