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CLAIRVOYANTS – The Shape Of Things To Come

A cura di Fabiana Spinelli

Molti pensano che il più delle volte, l’amaro destino delle cover bands sia quello di rimanere imprigionate nel loro ruolo, vittime di folli aspettative e delle strangolatrici regole di mercato. Vi possiamo assicurare che i Clairvoyants sono salvi: dopo i buoni responsi ottenuti con il valido “Word to the Wise“, il 2012 si apre con il secondo lavoro in studio della band, “The Shape Of Things To Come”.
L’impressione di trovarsi davanti ad un ottimo prodotto è immediata: produzione di altissima qualità, copertina ad opera di Eliran Kantor, che in passato ha già lavorato con Testament, Sodom, Atheist, Sigh, Gwar e molti altri. Lo stesso Eliran si è così espresso riguardo al concetto che sta dietro il disegno: “È una metafora del coraggio e del conflitto interiore − il chiaroveggente è l’unico sopravvissuto in uno scenario apocalittico, e sa che deve raggiungere la cima dell’albero più alto per riuscire a sopravvivere. I suoi abiti sono strappati in un modo che ricorda le raffigurazioni dei santi nei dipinti rinascimentali (insieme allo stile reminiscente di un dipinto ad olio), e si sporge verso l’unico segno di speranza che indica il nascere di un nuovo mondo dai resti del disastro.

Si tratta senza dubbio di un album molto più maturo rispetto al suo predecessore, forte di una formazione invariata dal 2009, che può vantare una crescita musicale e professionale costante dei suoi elementi. Il fattore che colpisce già ad un primo ascolto è l’allontanamento dai clichés della NWOBHM per un’apertura ad un suono più corposo ed originale, molto hard rock, con ottimi spiragli melodici.
L’opener “No need to surrender” è chiarificatrice: il gruppo è su un altro livello, la costante attività live ha dato i suoi frutti ed emerge un’identità ben definita.
Il pezzo è sopra le righe e spiana la strada al resto dell’album, che si dimostra sempre all’altezza della freschezza compositiva e del livello qualitativo della opening track, con una notevole prestazione del cantante Gabriele Bernasconi, vera e propria piacevole sorpresa di questo album, con un’estensione vocale ed una duttilità davvero invidiabili. “Just the same story” rallenta per un attimo il ritmo, confermandosi però come un ottimo episodio,  dimostrando che la band comasca ha affinato gusto melodico ed eleganza negli arrangiamenti e segnando inoltre un netto miglioramento anche nel songwriting.
La title-track si presenta come un pezzo di ampio respiro, che rispolvera le cavalcate heavy più tradizionali per poi  inoltrarsi in sentieri meno battuti, fino ad ottenere un muro sonoro di notevole efficacia. La commistione di generi proposta in questa canzone e in tutto l’album sembra essere la carta vincente di questo gruppo, che traccia dopo traccia cerca di scucire il vestito maideniano per indossare i panni di una band che ha trovato la sua strada.
“Prometheus” e “The only Way out is through” godono della sicurezza con cui i Clairvoyants padroneggiano i pezzi più heavy, riportandoci alle sonorità più tipiche del passato del gruppo. Ma la band non ha bisogno di crogiolarsi negli allori di ciò che sa fare già molto bene e  riprende la linea di originalità che si assapora nelle prime tracce del disco. L’affascinante “Sinner’s Tale” ricorda alcuni episodi della carriera solista di Bruce Dickinson, ma si immerge in un’atmosfera da chanson de geste per aprirsi invece subito dopo come un pezzo impregnato di sonorità eighties, orecchiabile e piacevole. Uno dei momenti migliori dell’album è senz’altro “To heaven and Back”, che sorprende con un tiro eccezionale ed una gran carica da street rock sporco e scanzonato, un ambiente in cui la band sembra sentirsi a proprio agio e in cui potrebbe sicuramente osare di più.
“Here today, gone tomorrow” e la conclusiva “Horizon calling”, rientrano nei ranghi più heavy e power, con una struttura più complessa che esalta la preparazione tecnica dei musicisti, ma richiede un ascolto reiterato nel tempo per un giudizio più accurato. Abbiamo comunque due pezzi di grande caratura artistica, che sottolineano la versatilità con cui i Clairvoyants sono tornati sulle scene: senza perdere le loro radici che affondano nell’heavy metal più classico, questi musicisti ci dimostrano di possedere una grande completezza nella preparazione personale ed una conoscenza del panorama musicale contemporaneo che spesso e volentieri manca a molti gruppi, chiusi in una riproposizione dei temi del passato che li allontana dall’efficacia di un lavoro fatto con il cuore, non solo con la testa e i sogni di gloria.

In generale, ci troviamo di fronte all’ottimo lavoro di un gruppo che sta diventando sempre più consapevole delle proprie qualità e sta lavorando sodo per esprimerle al meglio. I risultati sono notevoli e sicuramente questo album si presenta come un trampolino di lancio ideale per posizionarsi nel mercato nazionale ed internazionale accanto ai nomi più importanti della scena metal. I tempi sono maturi per il grande salto, appuntantevi il nome Clairvoyants e tenetelo sotto stretta sorveglianza.

  • 8/10

  • CLAIRVOYANTS - The Shape Of Things To Come

  • Tracklist

    1. No need to surrender
    2. I don't believe their Lie
    3. Endure and survive
    4. Just the same story
    5. The shape of things to come
    6. Prometheus
    7. The only Way out is through
    8. Sinner's Tale
    9. To heaven and back
    10. Here today, gone tomorrow
    11. Horizon Calling


  • Lineup
    Gabriele Bernasconi - vocals
    Luca Princiotta - guitar
    Marco Demartini - guitar
    Paolo Turcatti - bass
    Manuel Pisano - drums