Ho sempre pensato che le band hanno bisogno, ogni tanto, di riprendere fiato e di stemperare il proprio alone professionale…attraverso progetti paralleli, dove si può unire la creatività a quella di artisti appartenenti ad altre realtà, o dischi solisti, in cui un musicista può esprimersi al 100% senza compromessi, o uscite minori più pittoresche e cazzare (basti pensare le b-sides dei singoli dei Maiden), l’imbarazzo della scelta è davvero grande…
Nel caso di una realtà come i Finsterforst il risultato ottenuto non è proprio oro che cola…abituati alla loro presa forte e mistica, carica di oscurità e pathos penetrante, non è facile approcciarsi ad un lavoro come questo ep; “#YØLØ” dovrebbe rappresentare un ponte tra un disco monumentale come “Mach Dich Frei”, dove non si era mai vista la band così in forma, e un futuro che tutti avrebbero prospettato roseo. Scordatevi le epiche suites che superano i dieci minuti o gli enormi infarcimenti di celtic/folk, qui regna il semplice amore verso un death metal energico (condito intelligentemente con sax e accordion) e una scelta di cover piuttosto discutibile.
“Bottle Gods” e “Auf Die Zwolf” mostrano l’amore del combo tedesco per il metal estremo mentre con la titletrack (un pallido tentativo alla Trollfest/Russkaja) e la successiva “Hangover” si riesce ad assaporare una maggiore verve compositiva…da qui in poi è tutto molto confuso e prolisso, un potpourri di cover che abbraccia anche mostri sacri come Michael Jackson o Miley Cyrus ma che non riesce a coinvolgere e ad apparire interessante.
Passo falso per i ‘black forest metallers’ per eccellenza, qualcosa che sinceramente da loro non ci si sarebbe mai aspettato…in attesa del nuovo full lenght è meglio farsi distruggere le orecchie da “Mach Dich Frei” e “Rastlos”, nella speranza che i Finsterforst non abbiano perso per strada quella magia irresistibile.