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FOOL’S GAME – Reality Divine

Band esordiente, i Fool’s Game, anche se di gente alle prime armi qua dentro proprio non ce n’è, anzi, si parla di un ensemble costituito da musicisti navigati della scena classic metal americana. Il deux ex-machina del progetto è Matt Crooks, che ha iniziato a plasmare questa creatura dopo la sua fuoriuscita dai Division, gruppo di puro heavy metal della Virginia, con cui ha inciso tre dischi, l’ultimo nel 2004; in breve tempo ha chiamato a sé nella nuova avventura Matt Johnsen, chitarrista dei Pharaoh, col quale si è messo sotto nel procacciare il resto della line-up. Si sono quindi accasati nei Fool’s Game musicisti di valore come il singer danese Lars Larsen, il batterista John Macaluso e il tastierista Nick van Dyck. Tutti i membri provengono da un contesto power/progressive, non sorprende quindi che Reality Divine vada a collocarsi in questo filone; d’altro canto, pensare a quest’album come a un mero collage di idee già proposte allo sfinimento altrove sarebbe un errore, e sarebbe meglio che tutti i power metallers che si rispettino inizino a sintonizzarsi sin d’ora sulle frequenze di questo nuovo gruppo.
Reality Divine è infatti un album che non passa inosservato, capace di emergere nel panorama heavy metal odierno con la forza di un uragano e lo splendore di un arcobaleno. L’opera prima del quintetto porta allo scoperto un affascinante intreccio tra il power americano di più alto lignaggio e un rivestimento melodico vicino a quello del progressive più potente e moderno. Con power americano intendiamo in questo caso un heavy metal potentissimo, veloce e dal riffing che travalica in alcune occasioni nel thrash, mantenendo sempre un tocco di eleganza e raffinatezza che lo colloca in una dimensione originale e di norma poco esplorata; la componente progressive consente invece ai brani di svilupparsi in maniera complessa ma molto agile, cosicché ogni song resta sempre molto diretta e di facile presa.
La musica contenuta in Reality Divine ghermisce come un falco predatore e accarezza come la mano di una gentil dama, non peccando un istante in prolissità o cadute di tono. L’ispirata penna di Crooks e compagni partorisce una schiera di canzoni una più bella dell’altra, cangianti nelle sensazioni evocate, solidissime nella loro struttura forgiata nell’acciaio, magiche nel trascendere i generi e nel rifuggire ogni paragone con altre band. Sui nove pezzi in tracklist, trovo una personalissima predilezione per When The Beginning Meets The End, nobilitata da intrecci vocali molto emozionanti e da un incalzante duellare tra chitarre e tastiere, per As The Wield Of Dreams Was Abandoned, al contempo violenta ed eroica, e per The Conqueror Worm, dove arriva a dar man forte l’ugola di Tim Aymar, vocalist dei Pharaoh. Spenderei ancora due parole per l’intelligente utilizzo delle tastiere, ben incastonate nel muro di chitarre, e per le ottime female vocals inserite nella già citata As The Wield Of Dreams Was Abandoned e, soprattutto, in She Moved Through The Fair, laddove assumono un’importanza decisiva nel connotare l’atmosfera del pezzo. Se non siete ancora convinti, date un ascolto sul myspace ai pezzi: non fate passare inosservato questo disco.

  • 7,5/10

  • FOOL’S GAME - Reality Divine

  • Tracklist

    01. Awareness
    02. Mystic Interiors
    03. Terror Haza
    04. The Temple Of Vandora
    05. Ante Tentora
    06. Across Elysian Fields
    07. The Fall Of The Vector
    08. Secret Gateway
    09. The Last City


  • Lineup

    Marco Sgubin – Tastiere
    Gabriele Pala – Chitarra
    Marco Firman – Basso
    Carlo Simeoni – Batteria