I ritmi discografici odierni risentono palesemente della complessità della routine quotidiana…in un’epoca in cui sembrerebbe molto più facile realizzare musica, anche nella cantina di casa e senza possedere mezza nozione di teoria, è paradossale osservare come i gap tra un’uscita e la successiva aumentino in modo sensibile. Al di là dei cambi di line up e di tutte le problematiche legate alla pecunia, si corre il rischio di stancare i propri fans o di trasformare una spasmodica attesa in un evento utopico…
Ma nel caso dei Furor Gallico possiamo stare tranquilli. Nonostante i quattro anni e mezzo di distanza dal debut, la band lombarda può contare su una vasta schiera di fans che li attende con sempre più trepidante frenesia. E “Songs From The Earth” vale ogni singolo secondo passato ad aspettare…l’evoluzione naturale della band ha permesso un innalzamento del livello compositivo riscontrabile già al primo impatto, passando dalla staticità del binomio folk-death/black di “Furor Gallico” a un universo più variegato, capace di inglobare cadenze viking, momenti thrashy ed exploit a cavallo tra hard rock e heavy metal. Interessante anche la capacità di arrangiamento di violino e arpa, qui in veste meno ‘decorativa’ rispetto al passato e capaci di trainare alla stregua della parte elettrica.
“Songs From The Earth” segna un innalzamento del livello tecnico anche in consolle…la produzione è ferrea e tagliente come mai prima, mentre i suoni permettono di assaporare il bilanciamento tra la ruvidezza metallica e la dolcezza folkloristica. Le performance portano in auge una band compatta e dedita alla resa dei brani, dove la palma d’oro se l’aggiudica Davide alla voce, capace di arrangiare le parti vocali con maggiore professionalità e interpretazione.
“Songs From The Earth” ha la capacità di proiettare l’ascoltatore in una dimensione dove regnano profumi boscosi e umidità mattutine…la titletrack sprigiona una violenza ragionata e cadenzata, portando alla ribalta il gran lavoro di batteria e voce. Le vere hit rispondono al nome di “Wild Jig Of Beltaine” e “Steam Over The Mountain”, songs dove la band fa man bassa della propria creatività riuscendo a regalare una perfetta variegatura di insieme. “Squass” vi farà divertire con il suo tono scanzonato, mentre “Nemain’s Breath” e “La Notte Dei Cento Fuochi” appariranno come gli episodi più diretti e assimilabili. Applausi per il binomio finale “To The End” (con la partecipazione di Simon Papa dei Materdea) e “Eremita” (il brano più sperimentale e innovativo del platter), mentre la ‘sanremese’ “Diluvio” ci pone di fronte alla maturità di Davide e soci, capaci di far apparire una song di matrice ‘italiana’ sotto un’ottica più moderna.
Era ovvio aspettarsi qualcosa di magico dai Furor Gallico…”Song From The Earth” è un disco che mette d’accordo tutti, sia chi voleva potenza e impatto sia chi (come il sottoscritto) si aspettava maturazione e prospettiva. Bersaglio centrato…ma non fateci aspettare più così tanto!