2011: piombano sul mercato europeo gli Hell In The Club, freschissima e nuova band nata da membri di Elvenking, Secret Sphere e Death SS. Nel giro di pochissimi mesi riescono a conquistare una bella fetta di fan e supporter in giro per l’Italia ( partecipando al Sonisphere e all’Heineken Jammin Festival) ed Europa ( tour UK con i mitici Crashdiet – e diversi fest europei).
2014 , sono passati 3 anni dal loro debut album e possiamo dire letteralmente che fremevamo all’idea di ascoltare questo nuovo album; si parte in quarta col duo vincente “ Bare Hands” e “Devil On My Shoulder”, entrambi sulla falsariga del precedente disco ma con quel pizzico di modernità – soprattutto alla produzione sopraffina dell’autentico miracolo italiano denominato Simone Mularoni ed i suoi Domination Studio – che riecheggia sapientemente in ogni dove; vuoi per gli arrangiamenti curatissimi, le parti di chitarra letteralmente da urlo, una presenza vocale sopra le righe , anche per quanto riguarda i cori, con in veste di ospiti alcuni dei singer più forti della scena rock underground italiana ( Lucky Bastardz, Cellulite Star, Starsick System).
Il nostro viaggio continua tra il piano anni 70 e l’incedere incalzante di “Beware of the Candyman”, fino ai ritornelli da stadio di “Proud” , e a quello che a nostro parere è il brano più riuscito del plattern, quella “Pole Dancer” così diretta, fresca e decisa da ricordarci i migliori Hardcore Superstar degli ultimi anni. 48 minuti di goduria assoluta.
Aspettare 3 anni e passa per un disco? Ne è valsa ampiamente la pena. Ma ora… a quando il prossimo?