Rilasciare dischi a breve distanza tra di loro è una pratica che alle volte può danneggiare la creatività di una band. I Papa Roach sono sempre stati abituati a lavorare in questo modo e sono sopravvissuti ogni volta…vediamo se ce l’hanno fatta anche a questo giro con l’ultimo disco appena uscito “Who Do You Trust?”.
L’inizio è una promessa positiva. “The Ending” è un buon brano senza pretese esagerate, che mette insieme un riff elettronico molto catchy a delle strofe quasi rappate e il risultato è decisamente stimolante. “Renegade Music” mantiene la stessa linea, ma ci va giù un po’ più pesante e ci si inizia a scaldare; il testo ci invita “are you ready for some new shit? Stand up this is renegade music” e l’asticella delle aspettative si alza. “Not The Only One” pur essendo un pezzo semplice con base acustica, svolge il suo lavoro e ci guida verso la titletrack “Who Do You Trust?” che inevitabilmente vi riporterà indietro agli anni ’90 (es. Rage Against The Machine).
Qui l’album rallenta un po’ con le sorprese. I brani seguenti hanno un sound decisamente più pop, che anche se resta alternativo diventa più accessibile a tutti e che potrebbero tranquillamente passare in radio (N.B. prima che possiate pensare male di questo genere di affermazioni, chiariamo che passare in radio non è sempre sinonimo di bassa qualità). Mentre ve ne starete tranquilli ad ascoltare il resto dell’album, avrete alzato il volume…e la traccia “I Suffer Well” vi avrà fatto saltare le orecchie: 1 minuto e 21 di violenza punk distruttiva. Decisamente inaspettato in mezzo a tutto il resto, compresi i due brani di chiusura che non spiccano particolarmente.
Insomma, come anticipato in alcune interviste dalla stessa band, i Papa Roach ci hanno proposto una specie di compendio di tutti i generi che li hanno ispirati durante questi anni di carriera. Così facendo, le tracce meno incisive del disco si sono mescolate comunque con quelli migliori, concentrate nella prima parte del disco, e che dire… I Papa stanno ancora in piedi.
