A SONG IN THE WIND
Non c’è disco di metal sinfonico che si rispetti che non prevede una ballad. Se poi si ha la possibilità di far duettare una voce maschile ed una femminile, la garanzia di successo è quasi assicurata. Si arriva quindi a “A Song in the Wind”, dove Nick Savio può dare sfogo alla sua vena più melodica, intrecciando le due voci a sua disposizione in un brano che già sulla carta è vincente. Chiariamolo subito: le aspettative vengono confermate. Non siamo di fronte ad un brano innovativo, né al pezzo che stravolgerà la storia delle metal ballads, ma questo genere di canzoni non hanno il compito di stupire o rivoluzionare, bensì il semplice e diretto dovere di emozionare l’ascoltatore. Determinanti di questo risultato sono:
– buone melodie…e se fino ad ora gli Eternal Idol hanno avuto successo, “A song in the wind” continua questo ottimo trend;
– ottime interpretazioni vocali, capaci di emozionare…cosa che senza dubbio accade per quanto l’impressione generale ora che il disco sta volgendo al termine è che ci sia appoggiati in maniera leggermente sbilanciata (ma comprensibilmente) all’esperienza di Lione cercando di introdurre Giorgia in un panorama a lei nuovo. Scelta come già detto comprensibile, per quanto la ragazza sa’ il fatto suo e forse si poteva osare di più. Mettiamo in chiaro anche un’altra questione: Lione ha una voce ed uno stile che piacciono o non piacciono. Chi non lo apprezza, non lo apprezzerà nemmeno in questo album, e tantomeno in una ballad. Non ci sarebbe da stupirsi se, nel caso in cui Lione sia uno dei vostri vocalist più odiati, l’intero album vi risulti un “noioso disco di metal sinfonico”. Ma come spesso mi è capitato di dire: “non ha senso giudicare un campo che a priori non fa parte di noi”;
– una bella struttura…ed anche qui, se la composizione di Nick Savio ha sempre avuto successo, la maturità artistica del musicista in questione lo rende capace di non cadere nel punto più critico: “A song in the wind” scorre liscia e piacevolmente, senza annoiare mai, malgrado i suoi 5’11’’ di durata.
Ennesimo centro, ennesimo buon pezzo, ennesima conferma che questo “The unrevealed secret” di filler non ne avrà e che l’impegno compositivo ed esecutivo degli Eternal Idol per il loro debutto è stato curato nei dettagli. Complimenti.
